Lezione di cinema oggi all'Alba film festival per due scrittori di successo nonché sceneggiatori molto attivi del panorama cinematografico italiano: Francesco Piccolo e Domenico Starnone. Due carriere cominciate per caso, ma consolidate dalla passione per un mestiere che si distacca molto dal solitario processo creativo di un libro. "All'inizio ero molto timoroso, pensavo di non aver nulla a che fare con la tecnica della sceneggiatura - confessa Piccolo, che ha firmato My name is Tanino con Virzì, Il Caimano con Moretti e Giorni e Nuvole con Soldini - ma poi sono stato affascinato dalla concretezza del film: dalle azioni, dai dialoghi, dai luoghi e da tutto quel lavoro grazie al quale si materializza ciò che tu hai messo sulla carta". Starnone, invece, deve l'inizio del suo percorso cinematografico a Silvio Orlando, che dopo aver apprezzato il suo libro Ex cattedra gli chiese di trarne un adattamento teatrale, da cui poi derivò La Scuola, di Daniele Luchetti. Rispetto al mestiere di scrittore, del cinema Starnone apprezza molto l'aspetto corale, "quel piacere di inventare insieme. C'è chi dice che scrivere una sceneggiatura sia come andare in gita, o a fare il militare". Le storie per il cinema, infatti, spesso "nascono da una frase buttata lì per caso, che con la collaborazione di tutti diventa un'immagine e poi un film". Ma le sceneggiature sono anche sofferenza, perché non sempre il film sullo schermo corrispondono a ciò che era nella mente di chi li ha scritti. "Riferendosi implicitamente a Flaiano, una volta Fellini disse che spesso gli scrittori non riescono ad accettare una cosa insita nel cinema, cioè la cialtroneria", ricorda Piccolo, mettendo in evidenza come la scrittura debba sempre fare i conti con la materialità della realizzazione di un film. Se nel romanzo c'è più libertà creativa, secondo Starnone bisogna però tener presente "l'enorme potenza del cinema sull'immaginario, che annulla in parte il lavoro della scrittura". Lo sceneggiatore, in particolare, si riferisce a quanti, dopo aver visto La scuola e altri film da lui scritti, gli abbiano confessato di averlo immaginato fisicamente molto diverso, "più basso e rotondetto"… in pratica come Silvio Orlando. Nel cinema "si scrive affinché la scrittura venga subito dimenticata, a differenza della letteratura, dove è la protagonista assoluta". Anche nel mestiere dello sceneggiatore, dunque, a emergere sono ancora una volta quella forza e quella passione dell'immagine, che sono tra i temi principali di questa ottava edizione del Festival di Alba.