“Il film è un ritratto fedele ed equilibrato della Napoli della Seconda Guerra Mondiale. È tratto da un libro straordinario, Naples ’44 di Norman Lewis, che mi ha rapito fin dalla prima pagina e mi ha spinto a prendere parte al progetto. Nel mio DNA cinematografico c’è la necessità di mischiare i generi e i formati, e poi mi piace moltissimo giocare con i piani temporali, per fondere il passato col presente. Così la memoria storica diventa la vera protagonista”. Francesco Patierno presenta Naples ’44, alla Festa del Cinema di Roma 2016. Andrà in onda su Sky Cinema nel mese di gennaio.

La storia racconta di un giovane ufficiale inglese che entra nel capoluogo campano con la Quinta Armata, nel 1943. La città è piegata dal conflitto, e lo scenario che si presenta è straziante: la gente muore di fame, la prostituzione regna sovrana e le malattie non tardano ad arrivare. Norman Lewis ricorda quel periodo tra personaggi inaspettati e grande folclore. I passaggi del libro accompagnano la Storia, e Patierno prosegue: “Mi piace trasmettere molte suggestioni al pubblico. Ad esempio Lattarullo, amico del protagonista, si identifica nella figura di Totò”. Il processo di lavorazione è durato 3 anni, e il regista lo racconta con emozione. “La ricerca delle immagini è stata lunga e difficile. Non ci siamo voluti fermare a fotogrammi già visti, ma abbiamo rovistato negli archivi di tutto il mondo, in particolare in quelli americani e inglesi, per trovare l’inedito”.

Dai collezionisti privati, agli accordi con l’Imperial War Museum di Londra, trovare il materiale è stata un’impresa ardua. E Patierno spiega come tutto è cominciato: “Mio padre ha dato il via. Io vivo a Roma, ma spesso torno a Napoli e, in uno dei miei viaggi, mi ha raccontato di come fosse sopravvissuto a un bombardamento. Poi mi ha suggerito di leggere il romanzo di Lewis, per capire cosa significava essere testimoni di quel periodo storico. L’ho ascoltato, e mi è piaciuto tantissimo”.

La scelta delle musiche è stata determinante. “Volevo che la colonna sonora rispecchiasse il lavoro di montaggio, che salta dal presente al ’44. Quindi c’è stata una contaminazione tra i brani di Andrea Guerra e alcuni già editi: è stato un grande lavoro di mix”. Il regista loda anche la produzione: “Mi hanno dato la possibilità di effettuare un primo montaggio, durato 3 mesi, senza la voce narrante, e sembrava un’opera psichedelica. Questo lavoro mi ha permesso di ragionare sulle emozioni che suscitano le immagini”.

La collaborazione con Benedict Cumberbatch è stata determinante per realizzare il film. L’attore inglese ha prestato la propria voce alla vicenda, e, ascoltandolo a occhi chiusi, sembra quasi di rivivere quegli anni. “Lavorare con Benedict è stato fantastico. Lui è un grande attore, e districarsi tra tutti i suoi impegni è stata un’impresa. Ma per fortuna ha accettato subito, e tra il teatro con Shakespeare e le riprese di Doctor Strange, abbiamo registrato”. Nella versione italiana, l’interpretazione è di Adriano Giannini.