(Cinematografo.it/Adnkronos) - Nella storia degli scacchi dopo Bobby Fischer, l'unico scacchista statunitense di nascita ad aver mai vinto il titolo di campione del mondo, nulla è stato più come prima. Con la sua genialità e le sue pretese (spesso esagerate, tanto da apparire folli) ha infatti introdotto il concetto di professionismo anche in questa disciplina. Arriva ora anche in Italia, grazie a Feltrinelli che ha acquisito i diritti di distribuzione per il nostro paese, un documentario sulla sua vita sorprendente e controversa. Bobby Fischer Against the World, questo il titolo del documentario della regista statunitense Liz Garbus che esplora la vita di quello che si può considerare uno degli ultimi "geni impossibili" dei nostri tempi e dei personaggi più controversi del Novecento, viene presentato oggi, alle 14.30 alla Salacinema Lotto (e in replica domani alle 22.00 alla Sala 5 del Cinema Moderno), alla 6a edizione del Festival Internazionale del Film di Roma come evento fuori concorso della sezione L'Altro Cinema/Extra curata da Mario Sesti, e sarà poi proiettato a Milano presso lo Spazio Oberdan della Cineteca Italiana dal 23 al 27 novembre, e infine sarà distribuito in Dvd nel 2012 nella collana Feltrinelli Real Cinema.
Bobby Fischer Against the World, prodotto dal canale televisivo statunitense HBO, specializzato in produzioni di qualità e in pluripremiate serie tv, ha aperto la sezione dei documentari al Sundance Film Festival 2011 ottenendo immediatamente ottime recensioni. E' stato definito "affascinante" dal New York Times, "avvincente" dal Guardian, "tragico e commovente" dal Daily Mirror. Per raccontare la storia sorprendente di questo uomo, la regista Liz Garbus ha mescolato spezzoni di notiziari storici, fotografie e lettere (molte mai pubblicate prima) e interviste esclusive con amici, fan e colleghi di Fischer. Tra gli intervistati ci sono i campioni di scacchi Gary Kasparov, Susan Polgar, Sam Sloan e il dottor Anthony Saidy, gli autori David Edmonds e Malcolm Gladwell, il conduttore televisivo Dick Cavett, l'avvocato di Fischer Paul Marshall e il giornalista fotografo Harry Benson, che ha avuto la possibilità di stargli accanto mentre si allenava per il campionato del 1972. "Si dice - spiega la regista - che all'apice della sua carriera Bobby Fischer fosse più conosciuto di qualsiasi altro uomo al mondo, fatta eccezione per Gesù Cristo. L'implacabile attenzione da parte della stampa, le pressioni politiche e una sorta di monomania per gli scacchi hanno finito per portarlo alla rovina. Il film analizza come un'eccessiva dedizione agli scacchi abbia portato Bobby Fischer all'esclusione di tutto il resto e come la pressione incessante della notorietà abbia contribuito a distruggere uno dei più grandi geni del nostro tempo. Bobby è uno sportivo, un genio, un visionario; ma è anche un recluso, un fuggitivo, un folle. Tutti conoscono il nome Bobby Fischer, ma nessuno conosce l'uomo".
Considerato il più grande scacchista di tutti i tempi, Fischer ha incarnato come pochi la contiguità di genio e follia. Nel 1958, all'età di 14 anni, Robert James "Bobby" Fischer sbalordì il mondo degli scacchi diventando il più giovane "Grande Maestro" della storia, dando il via a una carriera che lo avrebbe trasformato in una leggenda. Per i successivi 15 anni la sua strabiliante ascesa ha inchiodato il mondo e ha contribuito a far diventare il gioco degli scacchi un fenomeno internazionale. Fischer divenne campione del mondo battendo a Reykjavik il russo Boris Spassky nel 1972, in una partita ribattezzata subito "l'incontro del secolo", che calamitò l'attenzione di tutto il mondo, carica di significati simbolici in piena guerra fredda fra Usa e Urss.
In seguito il campione americano si rifiutò di difendere il titolo contro il sovietico Anatoli Karpov (era il 1975) incorrendo nella squalifica e nella perdita del titolo. Riemerse dall'isolamento per sfidare Spasskij per "la rivincita del XX secolo" nel 1992 a Belgrado, dopo vent'anni di assenza dalle competizioni. Ma così facendo Fischer fu accusato dagli americani di aver violato l'embargo decretato contro la Jugoslavia, e non poté più tornare in patria dove rischiava una condanna fino a 10 anni. Sulle sue spalle gli USA emisero un mandato di cattura internazionale. Nell'agosto del 2004 fu arrestato in Giappone a causa di un documento scaduto, ma fu salvato dagli islandesi che gli concessero la cittadinanza islandese e, dopo otto mesi di carcere, Fischer poté ripartire per Reykjavik. Proprio a Reykjavik, il luogo dove nel 1972 aveva colto il suo massimo trionfo scacchistico, è morto il 17 gennaio 2008 dopo un ricovero per insufficienza renale acuta, all'età di 64 anni. Sessantaquattro come il numero delle caselle che compongono una scacchiera.