"Ricostruzione e riconciliazione con la vita": queste le parole chiave di De rouille et d'os (Ruggine e ossa) secondo il regista Jacques Audiard, che stasera presenta in concorso a Cannes la sua ultima fatica. Liberamente ispirato alla raccolta di racconti brevi di Craig Davidson, il film - acquistato per l'Italia da Bim, uscita ancora da definire - è incentrato sulla storia di Ali e Stephanie. Il primo (Matthias Schoenaerts) è senza casa e senza lavoro. Con il figlioletto Sam (Armand Verdure) si trasferisce dalla sorella, che non vede da cinque anni. Anche grazie a lei, trova impiego come buttafuori in un locale notturno. Proprio qui presterà soccorso a Stephanie (Marion Cotillard), finita in una rissa. Lei è un'istruttrice di orche che, giorni dopo, subisce l'amputazione di entrambe le gambe in seguito ad un incidente in piscina. Ruggine e ossa, per richiamare il sapore del sangue nella bocca, dopo un colpo ricevuto, quando le labbra si spaccano nell'urto con i denti: gli stessi "colpi" che Schoenaerts subisce e sferra tanto nella vita quanto nei combattimenti clandestini con cui riuscirà a racimolare qualche soldo. E che lo portano a rapportarsi con un'inconsapevole "bestialità" anche nei confronti di Stephanie. Forse davvero bisognosa dell'inesistente pietismo che l'uomo le riserva: "E' una riconciliazione anche con l'amore", sottolinea Audiard, che torna in Concorso due anni dopo il Grand Prix ottenuto con Il profeta. Forte, stavolta, dell'interpretazione della Cotillard mutilata, beniamina francese che - con ottima probabilità - non lascerà indifferenti pubblico e giurati.