Ieri sera, al termine della prima giornata dell’ottava edizione del Ca’ Foscari Short Film Festival è stato protagonista lo storico animatore Disney Robb Pratt che ha tenuto all’Auditorium Santa Margherita la sua attesa masterclass.

La storia di Robb Pratt comincia a Los Angeles, dove è cresciuto in condizioni di povertà insieme alla madre, donna single. Secondo Pratt, due sono le condizioni fondamentali per raggiungere il successo: fortuna e preparazione. La sua fortuna in questo caso è stata nascere vicino alla splendente e affascinante Hollywood, che fin dall’infanzia ha costituito per lui un vero e proprio obiettivo da raggiungere. La preparazione professionale deriva invece dai corsi serali offerti dalla Cartoonists’ Universe, utili per apprendere le tecniche di base del disegno animato. L’occasione di mettere a frutto il proprio talento non è mancata: nel pieno degli anni ’90 gli studi Disney godevano di uno straordinario successo e la necessità di aumentare ulteriormente la produzione ha aperto le porte al reclutamento di nuove figure professionali. Alla Disney Robb Pratt ha esordito svolgendo un ruolo minore nella produzione di Pocahontas, ma un passo alla volta è arrivato a occupare una posizione di spicco nell’animazione di Hercules.

Quando Pratt credeva di essere ormai arrivato all’apice, di aver appreso tutto quello che c’era da sapere sull’animazione, gli studi Pixar hanno rilasciato Toy Story. Poiché la Disney ha deciso immediatamente di adeguarsi alle nuove tecnologie, i suoi animatori sono stati costretti a una scelta vincolante: rinunciare all’animazione tradizionale per dedicarsi al digitale o specializzarsi nello storyboard, senza la certezza di trovare impiego alla Disney. Una volta che Pratt ha deciso di intraprendere questa seconda via, percorrerla non è stata comunque impresa facile: è diventato necessario ritrovare la passione e imparare una tecnica completamente diversa. Insomma, una svolta dopo l’altra in un percorso professionale che sembra non concludersi mai, e che cela in sé un più ambizioso obiettivo: la regia. La decisione di cimentarsi nella produzione indipendente nasce proprio dal desiderio di dirigere le sue stesse animazioni, realizzate attraverso la tecnica tradizionale. Mentre si stava impegnando nella produzione di un breve cortometraggio dedicato a Superman, Pratt ha avuto l’opportunità di conoscere John Newton, interprete del supereroe nell’omonima serie televisiva degli anni ’80, che ha accettato di dare la voce al suo personaggio.

Dopo altre due opere incentrate sui personaggi di Superman e Flash Gordon (anch’esso doppiato da uno storico interprete, Eric Johnson), è stata la volta di un’ulteriore svolta: la prima opera originale. Traendo spunto dalle sue esperienze di vita nella frenetica Los Angeles, Robb Pratt avvia la produzione di Carman - The Road Rage Anti-Hero, una divertente miniserie composta da sette episodi e presente sul suo canale YouTube (dal significativo titolo Where 2d Animation is NOT Dead!, che qualifica Robb Pratt come eroe dell’animazione “old school”), dedicati alla figura di un’autista incattivito dalle infrazioni del codice della strada. L’idea trae origine dal suo personale fastidio per il traffico disorganizzato di Los Angeles. Per rendere più accattivante la visione, ogni puntata termina con un breve tutorial che spiega come viene realizzata l’animazione in ogni sua fase.

In conclusione, il messaggio più volte ribadito da Robb Pratt è che per intraprendere una fruttuosa carriera nel mondo del cinema bisogna studiare la tecnica e approfittare di ogni occasione offerta dalla vita. Anche una volta raggiunto l’obiettivo, non bisogna mai smettere di imparare: alimentare la propria passione è anzi fondamentale. E soprattutto, come suggerisce caldamente l’animatore in conclusione del suo intervento: “Usate la vostra arte per ispirare gli altri, è questo quello di cui la gente ha bisogno”.

Anche la  seconda giornata ricca di eventi e ospiti d’eccezione, a partire dall’evento clou del festival,  il concorso internazionale dedicato agli studenti di cinema di tutto il mondo. Le opere oggi proiettate coprono diverse sfaccettature del cinema, mettendo in luce la tendenza delle nuove generazioni a cimentarsi in una pluralità di generi e tecniche filmiche: se il cinema documentaristico del tedesco Free Camera (regia di Lukas März) è stato realizzato in 16 mm, l’animazione francese Astrale di Bérénice Motais de Narbonne affronta un tema delicato come la scoperta della propria identità individuale e sessuale attraverso un’articolata e originale stop motion. Nel panorama delle fiction si alternano opere dall’alto contenuto drammatico, come gli statunitensi Night Call (regia di Amanda Renee Knox) e Abandon (di Verun Chopra), incentrati rispettivamente sulla dura vita di una poliziotta americana e sulla condanna di due giovani ragazzi costretti a crescere troppo in fretta. A questi si affiancano anche cortometraggi dalle tonalità più leggere e divertenti, come è il caso di A(U)N dell’indiano T. S. Prasanna, che mette in scena l’atipico incontro tra un fotografo e un indigeno tribale.

   A(U)N di T.S. Prasanna

Un percorso costellato da opere dal chiaro contenuto introspettivo, di cui sono esempi emblematici l’italiano Adavede (di Alain Parroni), incentrato sul tentativo di una giovane ragazza romana di salvare dal tempo le prove di un ricordo delicato e sfuggevole, e il costaricano Elena (di Ayerim Villanueva), un percorso personale e soggettivo sulla scoperta della propria sessualità in contrapposizione ai rigidi dettami morali e sociali. Non mancano le trame dinamiche e narrativamente coinvolgenti: ne sono esempi il russo Parents came to me to Sri Lanka (di Vera Vodynski), incentrato sulle difficoltà di un incontro inter-culturale tra gli splendidi paesaggi srilankesi, Around the island (del cinese Adam Young), una sofferta indagine sugli oscuri segreti di un’isola al centro di episodi sospetti di cronaca contemporanea, e l’italiano Pipinara (di Ludovico di Martino), dove l’episodio della morte di Pasolini viene reinterpretata cinematograficamente da una prospettiva originale e innovativa.

Pipinara di Ludovico di Martino

Appuntamento fisso del Ca’ Foscari Short è il programma speciale Lo Sguardo Sospeso, curato da Elisabetta Di Sopra. Un’immersione nella video-arte nostrana che quest’anno tratta i temi della caducità e della transitorietà del reale, ma anche del complesso rapporto tra uomo e natura. E non manca un programma dedicato a un altro modo alternativo di vivere il cinema: l’appuntamento ludico con il Video-oke!, dove gli spettatori sono invitati a salire sul palco per interpretare breve scene di film di recente successo, una versione cinematografica del classico karaoke. Un gioco interattivo che coinvolge soprattutto gli studenti dei licei veneziani, quest’anno spinti a impersonare IT il pagliaccio, i dinamici personaggi di Star Wars e molti altri ruoli.

Il Video Concorso Francesco Pasinetti, presieduto da Anna Ponti sotto l’attuale direzione di Michela Nardin, quest’anno è dedicato alla selezione dei finalisti di una nuova sezione del concorso, relativa alla produzione di booktrailer. Il premio è intitolato a Bruno Rosalda e si rivolge a studenti, istituti e scuole secondarie di primo e secondo grado della Regione Veneto. Un evento che esalta la città di Venezia nelle sue forze e nelle sue fragilità, aprendo un’importante finestra sulla realtà locale in un contesto dedicato all’internazionalità. I giovani partecipanti hanno reinterpretato con intelligenza e creatività i grandi e i piccoli capolavori della letteratura mondiale, da Il nome della Rosa (regia di Elena Carrar) a Il piccolo principe (di Amina Millino), passando per Reunion (di Ugo Mazzone) e altre perle letterarie raccontate per immagini.

Last but not least, la chiusura della seconda giornata dello short vedrà due protagonisti d’eccezione: il regista britannico Peter Greenaway, tra le più significative voci del cinema d’autore contemporaneo e  l’animatrice indiana Gitanjali Rao.