I più grandi registi, attori e attrici del cinema contemporaneo, fotografati da Carole Bellaïche per i Cahiers du cinéma. Ritratti d'autore, suggestivi e personali, per la prima volta nella mostra "La collezionista. Carole Bellaïche, fotografa ai Cahiers du Cinéma", a cura di Alberto Barbera, iniziativa inserita nella manifestazione Contemporary Arts Torino Piemonte, allestita dal 15 novembre 2007 al 13 gennaio 2008 al Museo Nazionale del Cinema e sulla cancellata esterna della Mole Antonelliana, sede del Museo. In tutto 140 immagini - realizzate fra il 1992 e l'agosto 2007 - che sono allo stesso tempo la rappresentazione visiva di una linea editoriale e la difesa di una certa idea di cinema, divulgata attraverso le pagine della più prestigiosa rivista di cinema del mondo. Ogni scatto racchiude un aneddoto, racconta una piccola storia, svela un istante intenso e irripetibile, colto dall'obbiettivo di una grande fotografa. "Le mie foto - conferma Carole Bellaïche - sono tracce, ricordi, prove reali di quei momenti trascorsi. Di tutti quegli incontri custodisco nelle mie scatole, come un 'talismano', un ritratto dell'altro, di chi si è concesso per un momento, di chi ho guardato e mi ha restituito lo sguardo: incontri molteplici e importanti, indimenticabili, di cui conservo gelosamente le immagini". Jean-Michel Frodon, direttore dei Cahiers du Cinéma, sottolinea che "le fotografie di Carole nei Cahiers non hanno la stessa natura delle altre che vi figurano, non hanno il medesimo statuto. I Cahiers du Cinéma non sono uno spazio espositivo, ma una rivista cinematografica. Si tratta di inventare una distanza diversa, in continuità con le altre pagine, un diverso modo di riflettere sul cinema, a partire da un lavoro fotografico che, senza alcuna pretesa teorica, condivide comunque inquietudini e esigenze in sintonia con la rivista. Alain Bergala, famoso critico cinematografico, mette in luce come "Carole Bellaïche sa meglio di chiunque altro che, in un gioco a tre, è importante lasciare all'altro, a chi posa, l'illusione di essere padrone e regista del proprio sguardo. Tutti, registi e attori, sanno che lo sguardo è il fulcro della rappresentazione di se stessi. Ma queste fotografie riescono a captare e a rivelare sempre l'intenzione che c'è dietro, il doppio gioco che talvolta si instaura, pur senza mostrare alcuna presa di distanza o alcun giudizio su questa forma di autoprotezione. È quasi un giocare a nascondino: "Io fotografo ciò che vedo in quel che tu guardi o fingi di guardare". Questo sottile scarto costituisce una delle qualità più tipiche e più evidenti della collezione di fotografie di Carole Bellaïche". Alberto Barbera, Direttore del Museo Nazionale del Cinema conclude affermando come le foto della Bellaïche siano "ritratti stupendi, dopo aver ammirato i quali non si potrà non convenire che Carole Bellaïche (per quanto giovane e ancora non abbastanza conosciuta al di fuori del suo paese) ha da tempo varcato la soglia di quel pantheon, piuttosto esclusivo nonché circoscritto, destinato ad ospitare i grandi ritrattisti che hanno scelto di mettere la propria arte al servizio del cinema". L'esposizione è completata dal catalogo "La Collezionista. Carole Bellaïche, fotografa ai Cahiers du Cinéma" realizzato dal Museo Nazionale del Cinema.