"Il vento fa il suo giro" al Bergamo Film Meeting. E' questa la traduzione italiana di E l'aura fai son vir, primo lungometraggio in lingua occitana girato nel nostro Paese. Diretto dall'esordiente Giorgio Diritti, il lungometraggio è stato presentato al London Film Festival e in anteprima nazionale alla mostra concorso del Bfm, uno dei due titoli italiani con Nuvole basse, d'agosto di Marta Gervasutti. Ambientato a Chersogno in Alta Val Maira, Alpi Piemontesi, il film nasce dalla volontà di interrogarsi sulle sorti contemporanee della cultura occitana: "La cultura d'Oc a un certo punto l'hanno quasi ammazzata - dice un personaggio -. Sai perché? Perché era gente tollerante". Una tesi che, in realtà, E l'aura fai son vir contraddice. Il paese, popolato quasi interamente da anziani, vive unicamente d'estate, all'arrivo dei proprietari delle seconde case. Una situazione che pare cambiare quando a Chersogno giunge Philippe Heraud (Thierry Toscan), un pastore francese che vorrebbe trasferirsi lì dai Pirenei. Dopo l'iniziale diffidenza dei locali, Philippe, la moglie e i tre figli sono accolti con una fiaccolata di benvenuto dal sindaco Costanzo (Dario Anghilante) e dagli altri abitanti del paese: tutti si adoperano per sistemare la casa che li accoglierà e per dare in concessione i pascoli. Philippe stringe amicizia con Fausto (Giovanni Foresti), ma con il passare del tempo la situazione precipita: le capre e la produzione di formaggi sono invise ai locali, il modo di vivere degli Heraud è oggetto di critiche anche feroci. La convivenza, infine, diventa impossibile. E la valle, dove "un tempo vivevano ebrei, musulmani, eretici, cattolici, tutti insieme", rigetta la tradizionale tolleranza. Realizzato senza finanziamenti statali, E l'aura fai son vir ha potuto concretizzarsi grazie a una particolare intesa: attori e tecnici hanno accettato di divenire co-produttori del progetto, senza percepire alcun compenso. Comunque, dice Diritti, "le difficoltà non sono mancate: la lavorazione è stata lunga e resa più ardua dalle location impervie, ma essere riusciti a terminare il film è fonte di grande soddisfazione". Ancor più rilevante - ribadisce l'attore Giovanni Foresti - "perché E l'aura fai son vir porta sullo schermo la montagna, le nostre montagne, che abbiamo colpevolmente dimenticato: i monti sono la nostra cultura, dobbiamo recuperarli".