In occasione della presentazione della IV edizione del Film Festival del Garda (8-12 dicembre), si è tenuta oggi a Roma presso l'Accademia di Francia - Villa Medici, la proiezione del film Les Plages d'Agnès, che apre la retrospettiva dedicata alla regista francese Agnès Varda. Poco conosciuta in Italia, fatta eccezione per i film Cleo dalle 5 alle 7 e Senza tetto né legge, la Varda è considerata una delle icone della Nouvelle Vague francese che, senza aver mai avuto il sostegno di grosse produzioni, ha saputo fare del cinema uno strumento per indagare se stessa e il mondo che la circonda.
Con Le Plages d'Agnès (che sarà distribuito in Italia da Lab 80 Film), la Varda ha voluto creare una sorta di autobiografia, quasi un autoritratto disegnato attraverso le immagini che hanno segnato momenti importanti della sua vita. Veronica Maffizzoli e Umberto Soncina, in rappresentanza del Film Festival del Garda, hanno speso poche parole per descrivere la retrospettiva dedicata all'autrice dal Festival, lasciando che a parlarne fosse Nicola Falcinella, curatore del volume Agnès Varda. Cinema senza tetto né legge, una raccolta di saggi dedicati alla regista, edito da Le Mani.
Da molti anni appassionato al cinema della Varda, Falcinella ha deciso di creare un'opera ad hoc partendo dal presupposto che in Francia non esiste alcun testo critico sul lavoro della regista. “E' un personaggio e una donna notevole - ha affermato Falcinella - che ha attraversato sessanta anni di cultura in Europa, trovandosi sempre al posto e al momento giusto: a Cuba durante la rivoluzione, in Cina e nel periodo di auge di Jim Morrison, suo amico, al cui funerale clandestino tenutosi a Parigi, la Varda è stata una delle pochissime persone a partecipare”. I saggi del libro analizzano ognuno le caratteristiche dello stile della regista, sia autonomamente che in rapporto alla Nouvelle Vague, e si soffermano sul rapporto tra la Varda e Jacques Demy, collega e marito, le cui esperienze hanno inevitabilmente contaminato l'uno lo stile dell'altra. “Tutta la sua vita può essere vista come uno dei puzzle da lei tanto amati, - ha concluso Falcinella - di cui questo libro è solo un tassello in più”.