Far ridere la gente, senza rinunciare a riflettere sui disagi della vita. Questo fa il regista  napoletano Vincenzo Salemme nel suo nuovo film, Cose da pazzi, tragicommedia tratta da una piéce teatrale da lui stesso scritta nell'89, poi modificata e adattata per il grande schermo. Prodotto da Vittorio Cecchi Gori, il film, dopo l'anteprima a Napoli il 24 marzo, uscirà nelle sale italiane il 25, distribuito da Medusa in più di 150 copie. Nel cast è presente lo stesso regista, affiancato da Maurizio Casagrande, Biagio Izzo, Teresa Del Vecchio e dalla 14enne Federica Sbrenna (già vista in Caterina va in città di Paolo Virzì). Protagonista è Giuseppe Cocuzza (Casagrande), un impiegato statale "integerrimo e insicuro" che, tornato dalle ferie, comincia a ricevere misteriosi pacchetti contenenti denaro in contanti. L'episodio, che si ripete ogni mese, sconvolge la sua esistenza tranquilla. Ma dell'intera somma, che ammonta a 450.000 euro, Giuseppe non spende neanche un soldo. "Per non tradire i suoi principi di cattolico onesto – spiega Salemme, a Roma con gli attori e il produttore per presentare il film – ma anche per la paura di osare che lo contraddistingue". Le gag comiche del regista, che si traveste nei modi più svariati, da ispettore matto, a postino aspirante attore fino a suora con la barba, fanno del film una commedia tutta da ridere. Tuttavia sorprende il finale che conferisce all'opera un aspetto più "impegnato". Il misterioso benefattore di Cocuzza, Felice Cì (Salemme) è un comunista deluso dalla crudezza del mondo in cui vive che, dopo la caduta del muro di Berlino, si vede privato degli ideali in cui aveva creduto e per i quali aveva lottato. E' per questo che cerca di mettere in discussione anche i valori ai quali si ispira Cocuzza. Un film politico? "In realtà – dice Salemme – ho voluto rappresentare il bisogno umano di avere dei sogni. Ognuno di noi ne ha diritto. La connotazione politica è secondaria. Felice Cì credeva nel comunismo, ma il suo modello poteva essere qualsiasi altra cosa. Ho scelto questo tema perché io stesso negli anni '70 ho vissuto il valore dell'impegno politico". Salemme, oggi 48enne, ricorda quel periodo: "Quando ero ragazzo, comunismo significava aver voglia di cambiare il mondo in meglio. La logica degli schieramenti politici a destra o sinistra era marginale". Prima di approdare al cinema, Cose da pazzi ha avuto un lungo percorso teatrale. "L'ispirazione – racconta il regista - mi è venuta leggendo sull'Unità un fatto di cronaca: una coppia si era separata per divergenza di vedute, dopo la trasformazione del Pci in Pds. Allora cominciai a riflettere su quanto la politica possa incidere nel privato e scrissi la prima versione della commedia. Poi nella stagione 2002/03 lo spettacolo teatrale ebbe un grande successo. Da lì ho deciso di portare la storia al cinema". Il teatro resta tuttavia la vera passione del regista. "Nel futuro mi piacerebbe rappresentare l'Otello di Shakespeare in forma di sceneggiata napoletana".