La macchina della guerra non risparmia nessuno, racconta Gianluca Arcopinto. Alla presentazione del suo primo lungometraggio in uscita il 16 novembre, Angeli distratti, ciò che traspare è la parola crimine associata a guerra, metafora di un cataclisma che prende in ostaggio la dignità degli uomini. Per chi non lo conoscesse, Gianluca Arcopinto, nato a Roma nel 1959, ha prodotto, organizzato e distribuito più di cento film. Sceneggiatore di natura, è passato dietro alla macchina da presa per due corti e due documentari. La docufiction è stata presentata alla Casa del Cinema di fronte a una platea di giornalisti e addetti ai lavori, tra cui l'inviata del Manifesto Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel febbraio del 2005. La vicenda, basata su fatti realmente accaduti, è ambientata a Fallujah nel novembre del 2004. Angeli distratti è strutturato intervallando materiale di repertorio a interviste a un reduce americano, un medico arabo rimasto anonimo e a Simona Torretta, attivista dell'associazione "Un ponte per...", anche lei rapita in Iraq e poi rilasciata, insieme alla collega Simona Pari. "La Lucky Red - spiega Arcopinto - ha creduto in questo progetto, dandomi l'opportunità di esprimere il mio pensiero e dar luce a quest'idea nata dall'esperienza in Iraq dell'organizzazione umanitaria Un ponte per...". Ispirato liberamente al testo teatrale Canto per Fallujah di Francesco Niccolini, il film si sofferma in maniera critica sull'operato statunitense in Iraq a un anno dall'inizio del conflitto e sulle ripercussioni che ogni regime porta con sé. Con quest'opera la produzione ha voluto indagare sulle differenti verità storiche dell'accaduto e sensibilizzare l'opinione pubblica italiana proprio sul dramma del medioriente. Ciò che arriva diretto allo spettatore è che in ogni guerra gli "angeli", che dovrebbero proteggere la città ed il suo popolo, troppo spesso si distraggono.