Un insospettabile Francesco Patierno. Il regista di Pater Familias in versione inedita al XII Tertio Millennio Film Fest (9-13 dicembre, Cinema Trevi di Roma), dove presenterà alcuni documentari, incontrerà il pubblico, e sarà nella giuria che assegnerà il premio alla distribuzione ai doc in concorso. Stamattina si è improvvisato anche relatore, nella seconda (e conclusiva) giornata del convegno internazionale di studi "Immagini dal mondo - Cinema, Rappresentazione, Verità", propedeutico alla kermesse cinematografica organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo. Lontano da ogni vezzo accademico, Patierno si é raccontato, confessando come il suo interesse per il cinema nasca dall' "ossessione del reale, catturato prima con il disegno, poi con la fotografia, infine con la macchina da presa". Le convenzioni, le rappresentazioni, i dialoghi, i gesti gli sembravano lontani dalla realtà, spingendolo così a costruire un patchwork di immagini tratte da fumetti e fotografie, confluito in un vero e proprio archivio. All'età di 18 anni, la sua "passione per le immagini fisse, bidimensionali, si è trasformata in passione per le immagini in movimento". Nello stesso tempo,l'hobby diventava professione. Francesco Patierno ha iniziato a studiare la realtà, per trarne "storie e film di finzione!". Il regista napoletano si è poi soffermato sul documentario Uno, nessuno, duecentomila, girato a Manila nel 2000. Una storia che vedeva protagonisti bambini di strada che collaboravano con "Medici Senza Frontiere". Qualche aneddoto anche su Pater Familias, il film che lo ha rivelato per la prima volta alla critica, dove l'impianto documentaristico viene integrato in un racconto di finzione. Si è trattato di un lavoro molto duro - spiega Patierno -, frutto dell'integralismo che mi animava nei primi anni: nella pellicola, ambientata nei vicoli di Napoli, ragazzi di strada agiscono violentemente contro il prossimo e contro se stessi". Le sequenze del film sono state girate senza che nessuno delle comparse (reali) ne fosse a conoscenza, ed era "sorprendente constatare che in una delle scene in cui viene commesso un delitto, la gente inconsapevole della finzione non abbandonasse la routine quotidiana". Prima ancora del documentario, germinale è stata la gavetta da pubblicitario - sua la campagna "Pensa in Euro" del 2001 - definita da Patierno "territorio di sperimentazione".