Primo film ucraino ad essere selezionato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Reflection segna il ritorno al Lido di Valentyn Vasyanovych, vincitore di Orizzonti nel 2019 con Atlantis. Un dramma che torna ad affrontare il tema del conflitto tra Ucraina e Russia, tuttora in corso e già al centro del film precedente, che era ambientato nel 2025 (e il cui protagonista, Andriy Rymaruk, torna in un ruolo decisivo).

"All'inizio credevo di fare il prequel di Atlantis - ironizza il regista - ma la verità è che sono tornato a questo tema perché continua a essere fondamentale. Capisco che la notizia della guerra non sia più fresca, ma il mondo deve sapere che a pochi chilometri da qui c'è la guerra. Prima volevo fare un'antologia delle torture, ma ho rinunciato perché sarebbe stato insopportabile vedere tutte quelle scene".

Reflection è una storia in due parti, con protagonista un chirurgo ucraino che viene catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra dell’Ucraina orientale e, mentre è prigioniero, assiste a spaventose scene di umiliazione, violenza e indifferenza verso la vita umana. Dopo il rilascio, deve reimparare a vivere e ad essere un padre.

"La storia - spiega il regista - è nata da un piccolo incidente: io e mia figlia vediamo un piccione schiantato contro un vetro. Allora lei mi ha chiesto cosa succede dopo la morte, se perdiamo il corpo, che fine fa l'anima. Per la prima volta ho cercato di formulare risposte che fossero soddisfacenti anche per me. Mi sono convinto di voler fare un film su come i figli s'interessano a comprendere le questioni sulla vita e la morte. Poi ho voluto inserire il tema del rilascio dei soldati fatti prigionieri dai russi. C'erano tante informazioni in giro, ma avevamo bisogno di documentarci".

Tra i produttori del film c'è Vladimir Yatsenko: "Io e Valentyn lavoriamo insieme da molto tempo. Valentyn è una macchina delle idee. Il nostro obiettivo è metterlo nella condizione di fare film di grandi qualità che magari non cambieranno il mondo ma il nostro approccio al mondo. Vogliamo dargli la possibilità di elaborare i suoi metodi, di lavorare in modo sicuro, di lasciar esprimere la sua ricerca".

Protagonista di Reflection è Roman Lutskyi, impegnato in una performance molto faticosa: "Prima di girare mi è stato chiesto se fossi disponibile ad affrontare scene 'rischiose'. In questi casi si accetta tutto perché conta la qualità del film. Ho fatto molti colloqui coi testimoni, studiato le informazioni di chi ha subito torture. Per me è stato un lavoro psicologicamente difficile, non nego di aver avuto momenti di depressione. Il mio obiettivo era comunicare il meno possibile per farla emergere".