"Tarantino? Riceve tanto credito, ma andrebbe tutto a Scorsese". Così il regista canadese Randall Cole, che porta al festival di Torino la sua opera seconda, Real Time, fuori concorso e molto applaudita. Protagonista Andy (Jay Baruchel, già in Million Dollar Baby e Tropic Thunder), un giovane gambler (giocatore d'azzardo) di Hamilton, cittadina a un'ora d'auto da Toronto, che deve 68mila dollari a un gruppo di delinquenti, ma il tempo a sua disposizione è scaduto, e un sicario, Reuben (il co-protagonista Randy Quaid), lo avverte: gli rimane un'ora di vita, poi lo ucciderà. Parte da qui un breve viaggio sulla Lincoln di Reuben per soddisfare le ultime volontà del ragazzo, seguito dal regista Randall Cole in tempo reale: Real Time, appunto.
"Volevo fare un film two-handed, sulla scorta del cinema Usa anni '70, ovvero Mickey and Nickey, con Peter Falk e John Cassavetes, e The Last Detail, con Jack Nicholson e proprio Randy Quaid, che lì interpretava un ragazzino, mentre ora è il gangster".
15 giorni di riprese in Super16mm, un milione di dollari di budget, di cui 100mila per la colonna sonora (30 mila solo per i diritti di Without You di Harry Nilsson), David Mamet e Scorsese tra le altre fonti di ispirazione, Cole confessa di aver pensato a "un finale alternativo, più cattivo, ma credo che troppi spettatori mi avrebbero odiato. Comunque, il segreto di Reuben legittima questo epilogo". 
Incerta la distribuzione nelle sale italiane, più probabile la destinazione homevideo, Real Time per Cole deve molto all'alchimia tra Quaid e Baruchel: "Hanno avuto solo tre giorni per conoscersi e provare, ma si sono trovati subito in grande sintonia, identificandosi reciprocamente nelle loro carriere d'attore". Sulla fortuna, vero Leitmotiv del film, Cole dice di pensarla come Reuben: "L'ho scritto a 35 anni, mentre diventavo padre: non ci si può affidarsi interamente alla sorte, serve responsabilità, nel cinema come nella vita".