Nell'ultima giornata di Tertio Millennio Film Fest, è stato presentato il Rapporto Cinema 2019, l'annuale volume realizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Arrivata alla sua decima edizione, la pubblicazione è dedicata quest'anno ai consumi culturali e i modi di fruizione della cosiddetta Generazione Z, la prima nativo-digitale.

L'anno Zeta dell'audiovisivo – questo il titolo del volume – si compone di due parti. La prima, Generazione Z e cinema. Pratiche, tendenze, aspettative, curata da Mariagrazia Franchi, Fabio Introini, Alessandro Rosina e Francesco Toniolo, analizza le modalità, gli strumenti e i punti di vista con cui i ragazzi nati nel terzo millennio si accostano al cinema.

La seconda, Piattaforme e sale cinematografiche: la filiera tra vecchi e nuovi scenari, a cura di Gianluca Arnone e Alessandra Orlacchio, raccoglie gli interventi di giornalisti, critici, professionisti ed esperti di comunicazione che si sono confrontati in occasione del Seminario Il futuro della comunicazione del cinema in Italia: problemi e prospettive, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo.

Il volume è stato presentato in un incontro, moderato da Laura Delli Colli, a cui hanno preso parte Mons. Davide Milani (Presidente FEDS), Francesco Rutelli (Presidente ANICA), Mons. Stefano Russo (Segretario Generale CEI), Francesco Toniolo (Docente Linguaggi e Semiotica dei Prodotti Mediali Università Cattolica del Sacro Cuore), Maria Francesca Piredda (Direttore didattico Master in Management dell’Immagine, del Cinema e dell’Audiovisivo, Master dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo, Università Cattolica del Sacro Cuore).

Foto Karen Di Paola

Luca Bergamo, vicesindaco con delega alla Crescita culturale, ha aperto l'incontro con un saluti. Presenti nel pubblico le classi coinvolte nel progetto Nati nel Tertio Millennio, composte dalle ragazze e dai ragazzi che sono “protagonisti” della ricerca.

Dopo gli interventi istituzionali di Mons. Milani e Mons. Russo, entrambi focalizzati sul grande cambiamento in atto: dopo aver affrontato, nel volume dello scorso anno, il rapporto tra terza età e cinema, questa volta ci si concentra su una generazione finora trascurata e per certi versi davvero sconosciuta.

Il dott. Toniolo e la dott.essa Piredda hanno presentato alcuni passaggi della ricerca, mettendo in evidenza, attraverso grafici desunti dai dati raccolti, quanto l'uso della tecnologia digitale sia parte integrante dell'ecologia sociale degli attuali adolescenti. Questo elemento fondamentale si riflette naturalmente nella loro concezione di cinema: per la maggior parte degli intervistati, il cinema ha una “funzione culturale” che rappresenta soprattutto occasione di “divertimento” ed “evasione/svago”.

Poiché per gli Zeta il cinema resta un “termine di luogo”, è sorprendente scoprire come non mettano in discussione il primato della sala cinematografica dove “condividere” e “aggregarsi”. Il film resta il correlativo oggettivo del cinema I dati ci dicono che la fruizione domestica rimane molto legata alla televisione gratuita, con un incremento nell'utilizzo delle piattaforme come Netflix e Amazon Prime.

In questo panorama, spicca il conusmo irrisorio dei film in streaming illegale. “Secondo me si tratta di un’autocensura”, sostiene Rutelli, “ma non credo sia una balla dolosa. I nuovi device diffondono le opportunità di fruizione, si sfumano i confini tra canali leciti e illeciti. Spostandosi sulle nuove piattaforme, promuovono l'integrazione tra i modi di fruizione”.

“Non hanno la consapevolezza dell'illegalità”, interviene Gianluca Giannelli, direttore artistico di Alice nella città, “semplicemente cercano contenuti che non trovano nei canali ufficiali. Non è più una questione orizzontale ma verticale, vanno in profondità perché hanno fame di contenuti”.

“La cosa che mi sembra più interessante”, riflette Rutelli, “è il motivo per cui i ragazzi vanno al cinema: la possibilità di un'emozione. Certo, frequentano i multisala che proiettano blockbuster, eppure è tutto in movimento”.

“Lo stesso giovane spettatore che vede un cinecomic”, rincara Giannelli, “magari vede anche Parasite, è un caso frequente. Il punto di fondo è formare un nuovo pubblico”.

Come? “La scuola fa tantissimo rispetto alle effettive possibilità. Ma i docenti, già pieni di impegni, non sono preparati a livello cinematografico. Insegnare con le immagini non vuol dire insegnare inglese o storia con un film. In Italia si fa molto ma siamo indietro rispetto ad altri paesi europei. Sappiamo risolvere i problemi in corsa ma ci manca la fase di progettazione. Dobbiamo intercettare le esigenze del nuovo pubblico attraverso il coinvolgimento di figure formate alla didattica delle immagini".