(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Sono sempre alla ricerca di un'isola felice". Sessant'anni  compiuti nel febbraio scorso, Charlotte Rampling è alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare Vers le sud, il film in concorso diretto da Laurent Cantet, accolto da applausi questa mattina alla proiezione per la stampa. Un film che le offre il ruolo coraggioso di una donna pronta a pagare per amare sull'isola di Haiti. Ambientato all'inizio degli anni Ottanta e basato su alcuni racconti di Dany Laferriere, parla di un albergo di Haiti con tre turiste nordamericane che cercano l'evasione dalla loro vita noiosa e dai loro matrimoni. Oggetto del desiderio di Ellen, il personaggio interpretato dalla Rampling, è Legba, un giovane locale, di cui si innamora Brenda (Karen Young), anche lei cliente dell'albergo. Haiti negli anni Ottanta, quando è ambientato il film, vive però nell'oppressione del regime di "Baby Doc" Duvalier, che alla fine incomberà sulla storia.
"All'inizio - spiega la Rampling - il personaggio di Ellen crede di aver trovato il Paradiso, poi si rende conto che non è affatto così. Ma si prende le responsabilità di quello che fa, non si racconta e non racconta storie, è consapevole di essere protagonista ma anche vittima della situazione. E' una tragedia greca, non un film sul turismo sessuale come è stato presentato". Della tragedia greca, spiega il regista di A tempo pieno, sono presenti i "sentimenti fortissimi", anche se il film è anche pieno di tanti altri temi importanti e diversi: la dittatura ad Haiti, il potere economico, il rapporto tra Nord e Sud del mondo, il turismo sessuale e l'amore, ovviamente". "Il potere di un occidentale può far pensare a quello dell'uomo sulla donna - dice Cantet - Ad interessarmi, per la prima volta da quando faccio cinema, è stata la sensibilità femminile. Ho cercato di fornire uno sguardo vicino a quello delle donne, insieme alle attrici abbiamo finito con il rivedere la sceneggiatura".
In Vers le sud c'è anche uno sguardo tutt'altro che benevolo sul turista: "Il problema è cosa si può davvero condividere quando si viaggia - spiega Cantet -. Il rischio è di rimanere sempre ai margini del mondo che si crede di conoscere e nel quale si pensa di soffrire. La scoperta di Haiti per me è stata casuale, ne sono rimasto subito affascinato e la gente mi è piaciuta moltissimo. Volevo vedere l'altra faccia della realtà, oltre a quella francese che avevo raccontato finora. Non volevo parlare di un paese del sud senza nominarlo, non volevo parlare di turismo sessuale né fare un film a tesi. Il punto di partenza è sentimentale e riguarda due storie d'amore".
"Non è stato facile girare ad Haiti - spiega ancora il regista - siamo stati costretti a posticipare di un anno le riprese perché nell'inverno 2004 c'è stata la caduta di Aristide ed era troppo pericoloso. L'organizzazione è stata complicatissima, ci sono stati anche spari vicino al set, spari che spaventavano noi ma non gli abitanti del luogo che purtroppo ci erano abituati". "Haiti, però, non interessa nessuno - dice il regista - non c'è petrolio, non ci sono risorse. Quando Aristide è stato cacciato, il mondo ha fatto promesse che non ha mantenuto e la situazione continua a peggiorare". La Rampling ha finito da poco le riprese di Basic Instinct 2: Risk Addiction, sequel del successo con Sharon Stone, in cui fa la parte di una psicanalista.