“Il mio cinema si focalizza sui personaggi e ritrae la trasformazione dell'interiorità, per questo il tema dell'adolescenza mi è molto caro. Non volevo dipingere questi ragazzi in maniera troppo rosea, ma nemmeno troppo superficiali senza una visione del futuro: loro per primi mi hanno fatto capire che non sono così e pensano che i genitori li vedano solo come sesso, droga e alienazione”, dice la regista brasiliana Laís Bodanzky che arriva in Italia con Le migliori cose del mondo, realizzato con il sostegno dell'Agenzia di promozione del cinema brasiliano, Cinema du Brasil e il supporto del Ministero della Cultura brasiliano, al cinema dal 18 ottobre (anche nel circuito Uci Cinema), primo film distribuito dalla Intramovies Picks di Marco Fusco.
Il protagonista è Mano, diminutivo di Hermano (Francisco Miguez), 15 anni, un adolescente come tanti, con un fratello maggiore, Pedro (Fiuk) e due genitori professori universitari, alle prese con la non facile impresa di diventare adulto. Attraverso l'iniziazione sessuale, la separazione dai genitori, le piccole e grandi difficoltà della scuola e le sue insicurezze scoprirà quali sono “le cose migliori del mondo”.
Ricorda molto un film di casa nostra, Come te nessuno mai di Gabriele Muccino, e la regista ammette: “Dieci anni fa ero in Italia per concludere le riprese del mio primo film (Bicho de Sete Cabeças), una produzione Brasile-Italia, e in quei sei mesi ho avuto la possibilità di vedere Come te nessuno mai che mi ha influenzato molto insieme a Il tempo delle mele”.
Le migliori cose del mondo è ispirato alla serie di libri Mano di Gilberto Dimenstein e Heloísa Prieto molto famosa nel paese carioca, ma “nasce da una ricerca fatta con gli adolescenti - spiega la regista - abbiamo fatto un'indagine in sette scuole di San Paolo e i temi del film sono venuti fuori dai colloqui con questi ragazzi quindi si puo dire che è un film ispirato a fatti reali”. Luiz Bolognesi, lo sceneggiatore ha lavorato sul materiale raccolto durante il progetto nelle scuole: “Ho fatto l'antropologo, mi sono dimenticato della mia adolescenza ascontando solo loro e ho scoperto che le loro emozioni sono le stesse che provavo io. Per questo forse non sembra ambientato in Brasile, potrebbe essere ambientato ovunque, anche in Europa, sono emozioni universali”.
Il film è stato presentato nel 2010 nella sezione del Festival di Roma “Alice nella città” e anche quest'anno Laís Bodanzky sarà al Festival per raccontare il Brasile con un film corale a episodi (con Wim Wenders, Theo Angelopoulos, Atom Egoyan, Manoel De Oliveira, Guy Maddin, Marco Bechis, Maria de Medeiros, Jerzy Stuhr, Gian Vittorio Baldi) che si intitola Invisible World.