A due anni dal successo di Io non ho paura, film che lo ha portato a un passo dal suo secondo Oscar, dopo quello vinto nel '92 per Mediterraneo, Gabriele Salvatores torna al cinema con un noir tutto al femminile, Quo vadis, Baby?, tratto dall'omonimo romanzo di Grazia Verasani e in uscita nelle sale italiane il 27 maggio. "La protagonista è un tipo di donna diversa da quelle che siamo abituati a vedere sul grande schermo, non è sposata, non ha figli, non è sexy. E' una politicamente molto scorretta, che si discosta ampiamente dai modelli proposti dalla pubblicità" ci dice Salvatores. Si chiama Giorgia ed è un'investigatrice quarantenne (la cantante bolognese Angela Baraldi) che lavora documentando i tradimenti di coppia. Un giorno riceve un pacco contenente delle videocassette che la sorella (Claudia Zanella), aspirante attrice morta suicida sedici anni prima, spediva ad un amico raccontandogli la sua vita a Roma. "Attraverso questo diario filmato - racconta il regista - scopre una persona diversa da quella che conosceva e decide di riaprire il caso per capire cosa sia realmente accaduto la notte della sua morte".

Salvatores cosa l'ha attratta di questo libro?

Innanzitutto l'idea di fare un film di genere, anche se questo è un noir un po' atipico. Inoltre non avevo mai girato un film che avesse per protagonista una donna e Quo vadis, Baby? me ne proponeva addirittura due. Questo libro ha anche un'altra caratteristica che mi piace molto: la storia non viene raccontata né in maniera logica, né cronologica, ci sono tre diversi piani d'indagine e come in un delitto vengono forniti degli indizi, ma starà al pubblico risolvere il caso.

In che senso Quo vadis, Baby? è un film sperimentale?
Perché per la prima volta dirigo due donne, lavoro con attori con cui non l'avevo mai fatto prima, ricorro al digitale in alta definizione e perché arriva in sala un periodo che coincide con l'inizio dell'estate. Si dice sempre che dobbiamo allungare la stagione, ma se vogliamo davvero farlo dobbiamo avere un po' più di coraggio, soprattutto noi che siamo più fortunati degli esordienti.

Una curiosità, dove tiene l'Oscar?

Premetto che non c'è nulla di dissacrante, ma lo tengo in bagno. Prima era in ufficio, ma non mi piace esporlo. Vincere un premio come questo è legato a talmente tanti elementi che è una fortuna, ma non sempre un merito. I veri premi te li dai tu e te li da la gente che ti dice che si è commossa o divertita con il tuo film.