Mano male che ci sono le donne. Perché gli uomini, nel nuovo film di Luis Prieto (15 milioni di euro al debutto con Ho voglia di te), non fanno una gran figura. Il padre della protagonista (Marco Giallini) è un marito fedifrago. Ha una relazione extraconiugale con Luisa (Claudia Gerini), ma porta in vacanza la moglie: viaggio in Kenia di sola andata, l'aereo che si schianta, e addio coppia. Luisa perde l'amante ma guadagna sua figlia, Allegra (l'esordiente ed ex concorrente di Amici Chiara Martegiani), che decide di andare a vivere con la donna per non perdere anche l'ultimo brandello vivente del padre. Tra le due nasce una complicità tutta al femminile, stretta attorno alle reciproche disfatte amorose.

Responsabili, come detto, i maschi, diabolici deus ex machina di Meno male che ci sei, da venerdì in 200 sale distribuito da Universal. Al bestiario maschile del film si sottrae solo Gabriele (Alessandro Sperduti), che ha un cuore d'oro e ama davvero la ragazza-orfana. Il resto un disastro, con Luisa che crede invano di aver trovato in Giovanni (Guido Caprino) il compagno della vita, e Allegra che verrà impasticcata e violentata dal solito branco di adolescenti, feroci anche più dei padri. Il tutto in un film che tenta di portare il genere adolescenziale verso tematiche più adulte, "una scommessa - ammette Francesca Longardi, Produttore Delegato di Cattleya - nata dalla convinzione che il pubblico giovanile di casa nostra sia maturo per certe storie". "Ho voluto raccontare una relazione tra due donne - interviene Prieto - senza preoccuparmi troppo dell'età del pubblico. Due protagoniste che si aiutano a vicenda ad affrontare le avventure della vita e insieme imparano a diventare grandi. Qui le donne sono più forti degli uomini, in grado di elaborare le loro fragilità e di trasformare le difficoltà in arricchimento interiore".

Uomini che odiano le donne, verrebbe da dire, ma la Gerini non la pensa così: "L'universo maschile del film è composito ed è fedele alla realtà. Non sono tutti da buttare, e non bisogna demonizzare adolescenti che devono crescere o quarantenni poco cresciuti. Rispetto i single, la loro dieta ai "quattro salti in padella" e la scelta di libertà. Certo, per me quella libertà è una prigione e sono convinta che prendersi cura di una donna e crescere un figlio ci trasformi in persone migliori". "Nonostante i molto tradimenti, non ho voluto demonizzare la famiglia - interviene Maria Daniele Rainieri, autrice del romanzo che ha dato origine al film - anche perché laddove ci sono due persone che hanno voglia di affidarsi l'una all'altra c'è famiglia, amore".

Debutto impegnativo per la Martegiani che confessa come "la scena più difficile sia stata quella dell'abuso sessuale. Dovevo rappresentare tutta la sua confusione, la perdita di controllo e di consapevolezza". Di buon auspicio invece è stato il pancione finto indossato dalla Gerini nel film, "perché alla fine incinta lo sono rimasta sul serio. Mi era accaduta la stessa cosa in Non ti muovere. Dovrei evitare in futuro ruoli così".