Se con la popolarità di The Act of Killing (candidato all'Oscar 2014) il governo indonesiano "era stato costretto" ad ammettere le atrocità commesse in tutto il paese nella metà degli anni '60 - il massacro di un milione di persone giudicate a vario titolo nemiche della dittatura militare - con The Look of Silence la speranza è che ci si spinga più in là, verso quella riconciliazione nazionale che Adi, il protagonista del magnifico docufilm di Joshua Oppenheimer (in concorso a Venezia 71), auspica da tempo.
Adi è il fratello di una delle vittime di quel genocidio e con il filmaker danese-americano si è spinto a incontrare gli aguzzini ancora in vita: "Volevo semplicemente che chi aveva ucciso ammettesse di avere ucciso - dichiara Adi, che ha accompagnato Oppenheimer alla Mostra -. Solo questa ammissione di colpa potrebbe permetterci di vivere nuovamente tutti insieme senza paura. Siamo una comunità attraversata dalla paura e dal risentimento. Bisogna mettere fine a tutto questo".
The Look of Silence parla di perdono. Della possibilità, della difficoltà, non dell'impossibilità: "Volevo immergere lo spettatore in questo silenzio in cui le vittime vivono a stretto contatto con i carnefici. Ma ho cercato di indicare una possibilità positiva". Ma una riconciliazione è davvero possibile? "Il film dice di sì e affida questa speranza alla figlia di uno degli assassini che chiede scusa e abbraccia Adi. Credo però che una pacificazione possa avvenire solo all'indomani di un processo politico, come quello di Norimberga.". Sull'evenienza della quale Oppenheimer si dichiara "realisticamente pessimista". Non a caso il governo indonesiano ha messo una croce sopra la sua persona dichiarandola persona non grata e vietandogli in futuro di rientrare nel paese. Poco male: "Mi mancherà l'Indonesia, ma dopo dieci anni spesi lì era arrivato il momento di cambiare aria e occuparsi di qualcos'altro. Credo di essere riuscito a realizzare qualcosa di cui non ero consapevole quando arrivai laggiù: smontare una menzogna che era diventata un mito nazionale e fornire una rappresentazione dei fatti più veritiera. Tantissime persone hanno visto in Indonesia The Act of Killing. Mi auguro che quelle che vedranno The Look of Silence siano di più".
E' la speranza anche di Adi (che dopo il film e per ragioni di sicurezza ha dovuto trasferirsi con la famiglia in un altro villaggio), che ammette: "Questo film non può naturalmente guarire le ferite della mia famiglia, perchè quelle non sono rimarginabili, ma forse grazie a esso le future generazioni potranno migliore le cose, rimuovendo finalmente lo stigma contro le vittime di questa atrocità che per troppo tempo è rimasto radicato nella nostra società".