La vita (prima) era meravigliosa. Ma se per James Stewart c'era stato bisogno dell'intervento divino del quasi angelo Henry Potter (per chi non lo ricordasse era proprio questo il nome del personaggio interpretato da Lionel Barrymore), figuratevi che cosa accade con l'Orco Shrek. A prima vista i due non hanno niente in comune, eppure il film di Frank Capra e l'atto conclusivo (ahinoi) della saga di Shrek girano intorno alla stessa domanda: “E se non fossi mai nato?”. Una supplica e un'invocazione in La vita è meravigliosa di Capra, un tranello mascherato da una ricompensa invece in Shrek E vissero felici e contenti (già da mercoledì in sala). Intanto, la premessa: l'Orco che abbiamo imparato ad apprezzare ed amare nel corso degli anni (il primo risale al 2001), è sempre stato molto di più di un “cartoon”. Non solo per il team alle spalle, ossia la DreamWorks di Jeffrey Katzenberg e Steven Spielberg, ma perché politicamente scorretto, in controtendenza con i prodotti Disney.
Fin dal primo episodio ha destrutturato un genere tradizionalmente rivolto a famiglie e bambini, l'animazione appunto. I primi ad accorgersene sono stati i francesi, tanto che nel 2004 il festival di Cannes, tra la sorpresa generale, prese in concorso il sequel (Shrek 2). La trama sovversiva narrava di un mostro verde che vive nella sua palude finché la placida esistenza non viene sconvolta da un turbinio di personaggi in fuga, tutti provenienti da fiabe di altri tempi: Pinocchio, i tre porcellini, il Lupo Cattivo, i topolini ciechi, il biscottino di zenzero…Shrek si ritrova a salvare un regno (Lontano lontano, la parodia di Hollywood), e a condannare per amore una principessa, Fiona, in orchessa per sempre.
Di acqua ne è passata sotto i ponti, altri protagonisti si sono aggiunti strada facendo (il magnifico Gatto con gli stivali, una specie di Zorro felino modellato sulla figura di Antonio Banderas), Fiona e Shrek si sono sposati e hanno procreato tre orchini. Ciuchino, l'amico inseparabile, a sua volta si è innamorato di una draghessa e hanno figliato asinelli volanti. Insomma tutti felici e contenti? Neanche per sogno. Nel quarto film, in sala dal 25 agosto diretto dal bravo e simpatico Mike Mitchell, Shrek non ne può più del menage famigliare. E' stufo di cambiar pannolini, di essere svegliato nel sonno dai tre bricconcelli e di essere l'attrazione turistica locale. Se solo, anche per un giorno, la sua vita potesse tornare quella di prima, quando non aveva responsabilità, e soprattutto faceva paura ai bambini…Per incanto si materializza un ometto, dall'apparenza miserevole, che non attende altro: restituirgli la libertà in cambio di una firma. Il nanetto però non è innocuo e Shrek scopre da lì a poco di essere precipitato in un incubo senza fine. Il patto con il diavolo si rivela molto più impegnativo, quelle che ha ceduto non sono 24 ore qualunque ma il giorno della sua nascita. Shrek così non è mai esistito, il regno di Lontano lontano è posseduto dalle streghe, Fiona capeggia la ribellione degli orchi ridotti in schiavitù, Pinocchio è diventato ancora più bugiardo e il Gatto un ozioso ciccione felino domestico. Insomma, a casa DreamWorks le idee non mancano, tanto è vero che riposto il libro di Shrek, nei titoli di coda si vede il protagonista del prossimo cartoon: Puss in the Boots, il Gatto con gli stivali. Il tutto in 3D, che meraviglia.