Scorrendo i titoli del concorso è legittimo pensare che sarà un'edizione interessante per chi ama il cinema e lusinghiera per l'italian pride. Quattro film sono tanti, senza contare le opere sparse qua e là tra Orizzonti e Fuori Concorso (c'è anche Mario Monicelli con il suo affettuoso omaggio al quartiere Monti, in cui vive, e Mimmo Calopresti con il documentario La fabbrica dei tedeschi, sulle morti bianche). Il direttore Marco Müller ha parlato di commedie ("quest'anno ce ne sono molte, la Mostra sa fare miracoli"), ma la tendenza pare sia decisamente un'altra.
A contraddirlo basterebbe infatti Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, il primo film non scritto dal regista italo-turco e forse il suo migliore. L'abilità con cui Ozpetek dirige gli attori è ai massimi livelli: non scorderemo più la faccia di Isabella Ferrari (ma quanto è brava?) con la bocca tumefatta né le lacrime dell'altrettanto sorprendente Valerio Mastandrea. Per non parlare di Pupi Avati o Marco Bechis, il primo con Il papà di Giovanna racconta di un padre (Silvio Orlando) la cui unica figlia uccide per gelosia la compagna di banco e viene internata in manicomio, mentre Bechis, con pochissime parole, mette a nudo la tragedia degli indios brasiliani in La terra degli uomini rossi - BirdWatchers.
Certo in concorso troviamo Pappi Corsicato con Il seme della discordia (dovrebbe essere una commedia surreale: lei scopre di esser incinta, lui di essere sterile…) e anche Takeshi Kitano che torna, dopo aver annunciato in Glory to the Filmaker! il ritiro dalle scene, con Achille e la tartaruga da lui stesso interpretato (una commedia intimista...?). Poi ci sono due lungometraggi di animazione, sempre giapponesi: The Sky Crawlers di Oshii Mamoru e il grande Miyazaki con Ponyo on Cliff by the Sea: anche qui, però, poco da ridere. La lista dei registi è appetibile e da scoprire (vedi il cinese Yu Lik-wai o il debutto alla regia di Arriaga), ma c'è una grossa incognita: l'assenza totale o quasi delle major (e non è solo per lo sciopero degli sceneggiatori) e di conseguenza delle star. Clooney è un habitué e Brad Pitt non fa più notizia: che cosa scriveranno i giornali?