“Non mi sono mai considerata un'attrice. Per molti anni nemmeno volevo fare questo mestiere, ma tutti mi cercavano e allora mi sono convinta”, con queste parole Claudia Cardinale spiazza il pubblico della sala Santalucia del Kursaal di Bari.
Pur essendo un pezzo di storia del cinema italiano e mondiale, la Cardinale affronta con leggerezza e con umiltà le domande del pubblico, partendo dall'esordio con Mario Monicelli ne I soliti ignoti (1958) sino ad arrivare a Father di Pasquale Squitieri presentato in anteprima ieri sera. Per ogni regista un ricordo, un aneddoto scolpito nella memoria.
Monicelli: “Quando rischiai di rompere il naso a Murgia mi prese da parte e m'insegnò che al cinema si doveva fare per finta!”. Fellini e Visconti: “Gli esatti opposti: con Federico era tutta improvvisazione, mentre con Luchino nulla era lasciato al caso”. Germi: “Con lui la mia natura schiva e selvaggia trovava terreno fertile: ci capivamo a sguardi, pochissime parole”.
E ancora Leone, Damiani, Comencini, Bolognini, Magnani, Cavani, Ferreri, Bellocchio, Zurlini e Blake Edwards: tutti catturati dallo sguardo profondo e ammaliante di Claudia.
L'esperienza più bella della sua vita è stata però lavorare sul set di Fitzcarraldo (1982) di Werner Herzog: “Si girava nella profonda Amazzonia e ogni giorno non sapevi quel che avresti mangiato e quante bestie ti avrebbe assalito! Il film ebbe un sacco d'incidenti di percorso, venne interrotto e poi ripreso. Fu complicatissimo, ma non lo scorderò mai”.
Nella sua carriera ha dovuto affrontare ruoli difficili e pericolosi, ma la Cardinale si vanta di non aver mai voluto utilizzare controfigure: sul set de Il gattopardo (1963), La pantera rosa (1963) e Il circo e la sua grande avventura (1964) finiva le riprese perdendo sangue, “ma non mi sono mai lamentata. Il fatto è che in quei momenti non era Claudia a soffrire, ma è il mio personaggio”.
Agli inizi la voce bassa e graffiata che l'avrebbe poi resa inimitabile, non piaceva ai produttori cinematografici, che optavano sempre per il doppiaggio in post produzione. “Il mio accento francese e il fatto di avere sempre parlato poco da piccola - preferiva fare a pugni con i ragazzi, confessa schiettamente - mi ha complicato la vita agli inizi, ma poi hanno scoperto questa mia voce che, devo ammetterlo, è una delle chiavi del mio successo”.
Un successo che non si è mai fermato e che la porterà a breve a girare un film in Puglia: “Un progetto sul quale, per il momento, non posso rivelare nulla di più”.
Molti e importanti, infine, gli spasimanti che hanno cercato di farla capitolare: “Marcello Mastroianni mi corteggiava tutte le volte che lavoravamo insieme. Mentre una volta bussarono alla porta della camera d'albergo in cui alloggiavo negli States: era Marlon Brando. Dissi di no anche a lui, ma appena chiusi la porta mi dissi una parolaccia che qui preferisco non ripetere”.