“Un cane ti fa capire come sarebbero più facili i rapporti. C’è solo lealtà e fedeltà e la voglia che il proprio padrone-amico stia bene: non c’è mai rabbia né rivalsa”.

Parola di Gigi Proietti che in Attraverso i miei occhi presta la voce al cane protagonista del film, in uscita il 7 novembre distribuito da Fox.

La storia, diretta da Simon Curtis, è tratta dal romanzo L’arte del correre sotto la pioggia di Garth Stein e racconta la vita di un pilota da corsa (Milo Ventimiglia) attraverso gli occhi del suo amico a quattro zampe: il Golden Retriver di nome Enzo. Non sarà solo lo sguardo, ma soprattutto la voce saggia di questo cane, ovvero di Proietti, ad accompagnare lo spettatore durante tutto il film.

“Vorrei avere tutta quella saggezza, ma sono sicuro che non basta una vita per averla- dice Proietti-. Non mi sento una persona che possa insegnare qualcosa agli altri. Avevo una scuola di teatro e lì mi capitava di dire agli alunni: guarda ti succederà questo. Poi quando qualcuno mi chiamava dicendomi che avevo ragione, non ne traevo grande soddisfazione. Cercavo di dare delle indicazioni per fare un mestiere così importante come l’attore teatrale. Talmente importante che oggi i teatri chiudono”, chiosa ironicamente.

Nonostante la crisi, da sempre però Gigi Proietti è rimasto fedele alla sua grande passione per il palcoscenico: “Sto cercando di tenermi stretta la direzione artistica del Globe Theatre di Roma perché è una cosa che resta e che ho fatto per la città: non esisteva e sono sedici anni che continua ad avere un successo enorme”.

La sua carriera non è però legata solo al mondo del teatro, ma anche al cinema, alla televisione e al doppiaggio: “All’inizio lo facevo come prima attività. E’ stato molto divertente. Sono stato la voce italiana del primo Rocky Balboa e Il genio della lampada in Aladdin, ma doppiare Dustin Hoffman in Lenny è stata la cosa più bella”.

Da poco poi ha interpretato Mangiafuoco in Pinocchio di Matteo Garrone, nelle sale dal 19 dicembre: “Ho lavorato con un regista straordinario, che viene da un altro pianeta. Purtroppo solo per tre giorni perché Mangiafuoco nella storia c’è per poco tempo, ma è stata una bellissima esperienza”.

E sul cinema italiano di oggi dice: “Mi sembra si stia televisizzando: i film stanno sempre meno in sala e poi vanno subito in televisione. Le storie poi sono sempre un po’ piccole e appiccicate”.

In Attraverso i miei occhi ha tradotto "il pensiero di un cane con le parole cercando di evitare la retorica".  Ma il grande maestro che rapporto ha con i cani e con gli animali in generale? “A volte viene la sensazione di pensare che il cane pensi. C’è chi dice che non hanno memoria. Sai però che quello che ti dà, te lo darà sempre”.

 

Alla domanda: il padrone di Enzo è un pilota da corsa, anche lei ama le automobili?  Proietti risponde: “No assolutamente. Una volta mi hanno regalato un suv, non so per quale motivo, fatto sta che mi sembrava di essere l’autista di un pullman. A Roma guidare un suv è una bestemmia”. E poi racconta: “Amo gli animali, ho un grosso giardino e ho avuto persino un piccione”.

Un piccione? (si ride in sala). “Sì, la mia compagna lo comprò a Ponza per evitare di farlo mangiare. Lo portammo a Roma, non volava e non ha mai imparato a farlo. Lo chiamammo Poro Toto. Ho avuto anche un’oca, tanti gatti e un merlo indiano, che è l’animale che amo di più perché parla. Un giorno mi ha imitato e ho capito come ero antipatico quando rispondevo al telefono”.

Antipatico alla cornetta, ma simpaticissimo oggi in conferenza stampa Gigi Proietti con i suoi racconti, conclude con la triste fine di Poro Toto: “Non volevo dirvi come è andata a finire perché già il film è triste, ma alla fine il piccione è stato mangiato dai cani”.