Che Hugh Jackman conquisti il botteghino americano non è una novità, ma che ci riesca senza gli artigli di Wolverine o un kolossal tutto buoni sentimenti sì. Ancora più sorprendente il fatto che a permettergli di scalare il box office sia stato il cupo thriller Prisoners, le cui atmosfere sono state paragonate a quelle di Se7en, Gone Baby Gone e Mystic River.
Diretto da Denis Villeneuve (La donna che canta), il film prima è stato presentato ai Festival di Telluride e di Toronto (dove ha collezionato recensioni assai positive e il pubblico l'ha incoronato terzo dietro 12 Years a Slave e Philomena), poi ha esordito in cima alla classifica degli incassi. Un successo inatteso per una pellicola drammatica bollata come “Restricted” (vietata ai minori non accompagnati), specie in una stagione dove prevale l'intrattenimento leggero.
In Prisoners Jackman interpreta Keller Dover, un falegname della Pennsylvania tutto lavoro e famiglia, la cui figlioletta, Anna, scompare insieme all'amica Joy Birch. La sua vita si tramuta in un incubo di angoscia e quando si convince che il detective incaricato delle indagini (Jake Gyllenhaal, che grazie al ruolo ha ricevuto l'Hollywood Supporting Actor Award) non si stia impegnando abbastanza per ritrovare le due bimbe, decide di fare a modo proprio. E non c'è confine, etico o legale, che un padre non attraverserebbe per salvare la figlia.
Chi sta pensando a un giustiziere stile Liam Neeson nella saga action Taken è fuori strada. Non c'è eroismo nel cammino che Keller decide di intraprendere. Alle domande circa la durezza di alcune sequenze, Jackman replica: “In una storia così la violenza deve essere disturbante, altrimenti verrebbe glorificata e questo sarebbe immorale. Eppure il mio personaggio lo capisco” continua l'attore australiano. “Certo, mi ripeto che al suo posto sarei più ragionevole, ma chi può prevedere cosa scatterebbe dentro noi in una situazione simile? Il titolo stesso è una metafora della condizione umana: siamo prigionieri delle nostre paure più profonde.”
Jackman e Gyllenhaal (protagonista del prossimo film di Villeneuve, Enemy) rappresentano i due poli della pellicola, ma non si può ignorare l'apporto del formidabile cast di contorno, composto da Maria Bello (Grace, la moglie di Keller), Terrence Howard e Viola Davis (Franklin e Nancy Birch, i genitori di Joy), Paul Dano e Melissa Leo, che interpretano rispettivamente Alex Jones (il principale sospettato del rapimento) e sua madre Holly.
Jackman racconta di aver pensato spesso, durante le riprese, a Sean Penn in Mystic River: “Ricordo ancora quando lo vidi per la prima volta: il suo dolore e la sua disperazione mi rimasero dentro per giorni. Da spettatori sarebbe bello essere appagati guardando solo commedie, ma anche la tragedia ha un potere catartico”. Nel 2004, grazie al film di Clint Eastwood, Penn vinse l'Oscar: che questa sia la volta buona pure per Jackman? Secondo la critica statunitense, quella di Prisoners è una performance che vale un'intera carriera.