Emozione, energia, coinvolgimento: Far East Film, il grande festival dedicato al cinema asiatico, è pronto a festeggiare il quattordicesimo compleanno. Un appuntamento davvero attesissimo, in calendario a Udine dal 20 al 28 aprile, per una dimensione che ormai trascende la pura visione cinematografica e si propaga dal grande schermo a tutto ciò che gli ruota attorno. Basti pensare al settore della produzione (la quarta sessione del workshop "Ties That Bind" si terrà in prima sessione dal 22 al 26 aprile a Udine - e in seconda dall'8 all'11 ottobre a Busan in Corea del Sud - e riunirà 5 produttori orientali e 5 produttori europei con l'obiettivo di realizzare un film in coproduzione tra i due continenti) o al fatto stesso che il nome Far East Film, dal 17 gennaio, marchia la nuova collana home video nata dalla collaborazione tra la friulanissima Tucker Film e CG Home Video (i primi due titoli, applauditi al Festival ma inediti per il mercato, sono Ip Man di Wilson Yip e il leggendario A Hero Never Dies di Johnnie To).
Senza dimenticare la televisione e la distribuzione. Grazie a Carlo Freccero, infatti, numerosi titoli di Far East Film hanno trovato spazio in prima serata su Rai 4: il ciclo s'intitola "Missione: Estremo Oriente". E alla Tv si aggiunge, ancora, la Tucker Film che l'8 marzo porterà nella sale italiane in collaborazione con il festival un autentico gioiello del cinema d'autore made in Asia: il commovente A Simple Life della regista hongkonghese Ann Hui, già in Concorso al Festival di Venezia e vincitore della Coppa Volpi per l'interpretazione femminile.
Per quanto riguarda l'edizione 2012 del Festival, ecco qualche anticipazione: circa sessanta titoli, anteprime europee e anteprime internazionali raccolte in una un'ampia selezione che attinge al meglio dei cataloghi di Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Singapore e Taiwan. Entrare al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, con i suoi 1.200 posti (sempre gremiti) o al Visionario, sarà dunque come frequentare una sala di Seoul, di Tokyo o di Manila, per godersi gli stessi film che gli abitanti di quelle metropoli guardano tutti i giorni. Una full immersion sottolineata anche dalla riproposta, domenica 22 aprile nel centro di Udine, del Cosplay Contest, una sfilata di costumi, abiti e trucchi ispirati alle forme e alle pose dei protagonisti del mondo dei manga, degli anime, del fumetto, del cinema, dei telefilm, della musica, dei videogiochi di provenienza panasiatica.
Udine, però, non darà spazio soltanto all'Oriente contemporaneo ma anche al suo passato, studiando attraverso 10 titoli invisibili in Occidente uno dei periodi più scuri (ma, culturalmente, più fertili) della storia della Corea del Sud: gli anni Settanta. "The Darkest Decade: Korean Filmmakers in the 1970s", questo il titolo della preziosa retrospettiva firmata da Darcy Paquet, ci racconterà come a dispetto dell'ambiente politicamente e socialmente duro, repressivo, caratterizzato da una feroce censura, e nonostante le carriere di alcuni registi fossero state improvvisamente interrotte (Lee Jang-ho fu arrestato nel 1975 per uso di marijuana e riuscì a girare un nuovo film solo dopo l'assassinio del presidente Park Chung-hee; Shin Sang-ok si vide revocata la licenza a girare e fu successivamente rapito e deportato in Corea del Nord), alcuni registi abbiano scelto, con grandi risultati, di rimanere attivi per tutto il decennio, producendo così alcune delle opere più memorabili della storia del cinema nazionale. "The Darkest Decade" sarà una celebrazione dei loro successi: l'opportunità di raccontare, per la prima volta fuori dai confini sudcoreani, la storia delle loro lotte.