Nell’ultima giornata del Lecco Film Fest va in scena una nuova assegnazione del Premio Lucia, questa volta per la saggistica. Il riconoscimento va alla scrittrice e divulgatrice Eliana Liotta. Nel corso della cerimonia di premiazione, la conduttrice Tiziana Ferrario, giornalista e scrittrice, fa notare come Liotta sia riuscita «a farci avvicinare alla scienza con un tono divulgativo attraverso rubriche (quella su Io donna ad esempio) e attraverso i suoi libri best seller.

L’ultimo libro per esempio ci aiuta a navigare in questo periodo di pandemia perché ci insegna che possiamo salvare il pianeta anche con il nostro impegno quotidiano, come evidenzia bene il titolo del saggio: Il cibo che ci salverà». Nel suo intervento Eliana Liotta parte da lontano, parlando di Antropocene, ovvero l’epoca geologica in cui viviamo in cui l’uomo (antropos) sembra responsabile di quasi tutti i cambiamenti del pianeta.

Come intervenire? Per esempio cambiando le nostre abitudini alimentari: “Si tratta di tornare a ingredienti più naturali – spiega l’esperta – con meno piatti pronti, con meno carne e con tanti vegetali». In modo più specifico si può parlare delle 5 diete che, secondo questa teoria, salveranno il pianeta: «La dieta vegana, la vegetariana, la pescetariana (non si mangia la carne ma si mangia il pesce), la carnivora climatica (dieta onnivora che non prevede la consumazione della carne dei ruminanti). Per finire con la dieta mediterranea».

«E la dieta western», chiede Elena Mora: «La dieta americana. Gli americani purtroppo – è la risposta di Eliana Liotta – hanno esportato tutto e anche il loro modo di mangiare, piatti pronti, ovvero cibi “ultra processati” e tanta, tanta carne. Una dieta deleteria per la salute e per l’ambiente».

A Rosa Teruzzi giornalista e scrittrice, autrice del programma televisivo di cronaca nera Quarto Grado, va il Premio Lucia alla narrativa.

Nel dibattito, con le giornaliste e scrittrici Tiziana Ferrario e Nicoletta Sipos, c’è anche e Luca Morari, AD Ricola Italia. Racconta Teruzzi: «Scrivo i miei romanzi in un casello ferroviario a Colico, nel Lecchese. La mia famiglia aveva ristrutturato una cascina tra due linee ferroviarie, il treno è quindi sempre stato parte della mia vita e per me rappresenta il viaggio e l’avventura. Poi ho trovato questo casello ferroviario, lo vendevano all’asta e ho deciso di comprarlo… Lì nascono tutti i miei romanzi…».

L’ultimo libro si intitola Ombre sul Naviglio, ambientato in parte a Colico, dove vive la protagonista, in parte a Milano. Racconta la storia di tre donne che vivono in un casello ferroviario al Giambellino, quartiere multietnico, dove c’è molta criminalità. Le protagoniste sono una nonna, una mamma e una figlia. Perché in una visione “maschio-centrica” si pensa sempre che i giallisti siano uomini?

Spiega Teruzzi: «Sono giornalista e la cronaca nera è un po’ nel mio dna. Anche se il primo giallo l’ho letto a 20 anni. Da quando ho iniziato a scrivere scrivo solo gialli. Quando provo a scrivere un romanzo d’amore dopo tre pagine ne faccio ammazzare uno. Scrivo gialli perché mi piace trovare la luce tra le ombre».

E sul ruolo della donna le idee sono chiarissime: «Il rispetto delle donne è un tema culturale. Bisogna educare al rispetto sin dall’infanzia. È una stupidaggine dire “delitto d’amore”, non si uccide per amore…».