Si è chiusa sabato 8 ottobre la seconda edizione del PerSo - Perugia Social Film Festival, che per una settimana ha reso il capoluogo umbro il crocevia mondiale della ricerca sul cinema documentario. Anche quest’anno, come nell’edizione 2015, la rosa di premiati rende giustizia alla vocazione all’internazionalità del festival perugino, con vincitori provenienti da Germania, OlandaPolonia e Portogallo a condividere il podio con talentuosi cineasti italiani. La cerimonia finale è stata presenziata da tutti i premiati oltre che da nomi importanti del panorama cinematografico italiano e non solo, come Daniele Luchetti (presidente della giuria ufficiale), la cineasta Antonietta De Lillo e l’amministratore delegato di BIM Distribuzione Antonio MediciStefano Rulli (presidente del PerSo) e Mario Balsamo (direttore artistico).

Il Perso Award è andato a Ingrid Kamerling e al suo Vivian, Vivian: a conquistare sia la giuria che il pubblico (Kamerling si è aggiudicata infatti anche il premio Agorà assegnato dagli spettatori) è stata la vitalità e l’intelligenza nell’esplorazione del trauma subito dalla stessa regista, con un linguaggio cinematografico evocativo ma rigoroso. Nella stessa categoria, riservata a opere presentate in anteprima, la menzione speciale e il riconoscimento per la migliore opera prima sono andati rispettivamente a Bilder vom Flo del tedesco Julian Vogel e a Io sono la vita di Giacomo Pecci e Stefano Teodori.

Anche nella sezione Masterpiece – vera novità di questa edizione, che ha visto la competizione di opere già premiate in importanti kermesse intenazionali – ha trionfato un ritratto familiare: A family affair di Tom Fassaert, storia trascinante e sfaccettata che indaga le profondità dei rapporti umani con un linguaggio seducente e asciutto.

Per quanto riguarda i cortometraggi il podio è stato dominato dagli autori stranieri: il premio Masterpiece Short è andato alla polacca Teresa Czepiec per il suo Superjednostka (la storia di un’utopia architettonica e del suo fallimento), il Masterpiece Jail – assegnato dalla giuria delle detenute della Casa Circondariale Perugia-Capanne – ad una produzione anglo-portoghese Metaphor or sadness inside out di Catarina Vasconcelos.

Per la sezione Promo, fiore all’occhiello del PerSo Film Festival in quanto vero e proprio "investimento" sulla realizzazione futura di un'opera ancora in lavorazione, ad assegnare i premi sono stati il Comitato di selezione e il pubblico. Il primo ha scelto di puntare su La Villa di Claudia Brignone (un progetto percorso dall’urgenza narrativa ed elaborato con sguardo documentaristico), il secondo ha scelto Second Skin di Ignacio Acconcia.

In ultima la categoria Umbria in celluloide, dedicata a opere sull'Umbria o realizzate da cineasti umbri; i premi sono stati assegnati dalla giuria dei richiedenti asilo che hanno scelto Coming From di Alfredo Federici, riservando la menzione speciale a My Nature di Gianluca Goffredo e Massimiliano Ferraina.

«Partecipare a questo festival, visionare queste opere è stato come entrare nelle case e nelle vite di persone provenienti da tutto il mondo – ha dichiarato Luchetti – la dimensione sociale parte dalla dimensione personale e dalla capacità di leggerla e raccontarla. Auguro al PerSo una grande fortuna perché è un progetto che guarda alla complessità e lo fa in modo organizzato e profondo».

Sul sito ufficiale del PerSo sono disponibili informazioni approfondite relative ai film vincitori e un'ampia documentazione fotografica dell'intera manifestazione: www.persofilmfestival.it