Ottant'anni e non sentirli. Il pasionàrio del cinema catalano Pere Portabella è al Lido in virtual compagnia del suo massimo ispiratore: Johann Sebastian Bach. Al grandissimo compositore barocco è infatti dedicato il suo ultimo lavoro, Die Stille vor Bach (Il silenzio prima di Bach) in concorso alla sezione Orizzonti. "Bach è il simbolo della possibilità di convivenza tra la cultura alta e quella popolare e per questo lo propongo quale punto di riferimento per la nostra epoca così frammentata e ripiegata su se stessa". Così spiega il regista la scelta di riflettere sulla biografia di Bach, che è "un'icona universalmente accettata da chiunque, giovani e vecchi, soprattutto per l'Europa". Portabella, che si dichiara un "attivista in politica ma non militante" si è distinto nella sua vita per gli attacchi sferzati contro il franchismo, che però ha sempre fatto attraverso l'uso dell'arte e del cinema: "Non esiste un cinema politico - spiega - ma esiste un cinema politicizzato dal suo autore. Io ho sempre lavorato così, mettendo il discorso politico all'interno della poetica". E sull'identità europea, che oggi suscita acceso dibattito, è convinto che "l'unico modo per parlarne è quello che avvalora le diversità culturali e linguistiche. Non si può parlare infatti di una cultura europea, sarebbe un falso storico". Il film su Bach nasce da anni di riflessioni: "Sembra paradossale che l'uomo che più ha cambiato i codici della musica, rivoluzionandola in modo definitivo, sia stato in realtà un grande conservatore. Ciò che a mio avviso lo ha reso eterno è la purezza architettonica delle sonorità che ha creato". Lavorare con lui, anche solo metaforicamente, è stata una "deliziosa passeggiata nella bellezza e nella vita", dice ancora Portabella che adotta per sé un'espressione di Cioran, "senza Bach io sarei un individuo di terz'ordine".