(Cinematografo.it/Adnkronos) - Lui è un fan assoluto degli anni Cinquanta e Sessanta, "un decennio strano, pieno di fantasmi, si esce dalla guerra e c'è una spensieratezza che deriva da questo", ma con il suo film non ha mai voluto fare un omaggio a quel periodo, semmai "fare un film 'sugli anni '50'. Non volevo niente di nostalgico o che facesse una parodia, ma lo volevo il più moderno possibile".
Così il regista francese Regis Roinsard ha presentato oggi a Roma la sua opera prima Populaire, trascinante e grintosa commedia che racconta il ruggente periodo degli anni '50 attraverso una gara di velocità dattilografica, in un crescendo di suspance e coinvolgimento."Adoro tutto di quel periodo, vestiti, costumi, musica, tutto il design e naturalmente il cinema, da Cary Grant a Billy Wilder -racconta Roinsard- ma l'idea mi è venuta guardando un documentario sulla storia della macchina da scrivere che comprendeva una piccola sequenza sui campionati di velocità dattilografica. Quei brevi trenta secondi mi hanno talmente affascinato che ho subito perpecito le potenzialità cinematografiche e drammaturgiche del tema. Era incredibile che fosse potuto diventare uno sport ed ero incantanto dal
rapporto uomo-macchina".La trama racconta della giovane Rose, che in seguito ad un colloquio di lavoro viene assunta per la sua vertiginosa velocità a dattilografare. Se vuole ottenere il posto, le precisa il proprietario dell'azienda, deve partecipare ai campionati di velocità e lui le assicura che la farà diventare la dattilografa più veloce di Francia e persino del mondo. Nel cast Berenice Bejo (The Artist), Romain Duris (L'appartamento spagnolo) e Deborah Francois (L'enfant).
"Rose e' una ragazza irresistibile perche' non ha filtri -spiega l'interprete Deborah Francois, che ha ammesso di essersi allenata quattro mesi per tre ore al giorno alla macchina da scrivere per prepararsi al provino, facendo restare tutti molto impressionati- fa delle gaffe ma è una di quelle donne che hanno aperto la strada alle altre non con la lotta ma semplicemente con il suo lavoro, rifiutando il destino che il padre aveva già programmato per lei. E' super trasgressiva in questo, perciò ho amato subito l'idea di darle vita sullo schermo". Quando ha sentito la storia, il produttore Alain Attal l'ha trovata subito stupefacente, pur essendo un'opera prima. "Ho subito avuto un colpo di fulmine -racconta- per quell'oggetto completamente cinematografico che è la macchina da scrivere! E ci ha talmente creduto che ha investito ben 15 milioni di euro nella pellicola, uno dei budget più consistenti degli ultimi dieci anni per un primo film francese. "C'è da dire -ha spiegato Attal- che essendo un'opera prima tutti i soldi investiti si vedono sullo schermo. In alcuni film a grosso budget una buona parte dei finanziamenti viene assorbita dal casting, dagli sceneggiatori, dal regista e quindi si ha un margine di manovra inferiore per tutto ciò che è scenografie, costumi e così via".