Si svolge nel segno di Jean Rouch, l'antropologo-cineasta che della manifestazione fu amico e collaboratore, la 45ª edizione del Festival dei Popoli in programma a Firenze dal 26 novembre al 2 dicembre. Il regista francese, da poco scomparso, sarà omaggiato con una rassegna delle sue opere e una tavola rotonda sul film etnografico, ieri e oggi, il 1° dicembre. Il festival si propone di presentare le molte facce del documentario sull'onda del crescente successo delle produzioni non-fiction attraverso due concorsi, internazionale e italiano, e sezioni "ibride" che affiancano al cinema l'arte (David Hockey, Jan Fabre, Matisse), la musica (Cat Stevens, Air) e il teatro. Il concorso internazionale accoglie 14 film tra cui Aprés di Denis Gheerbrant, sul conflitto tra Hutu e Tutsi che ha insanguinato il Ruanda, The Czech Dream di Vít Klusák, Filip Remunda sulla campagna promozionale di un centro commerciale inesistente, Justiça di Maria Ramos, ovvero un giorno di ordinaria amministrazione presso la Corte criminale a Rio de Janeiro, Checkpoint di Yoav Shamir, sulla sottile e crudele linea di demarcazione tra israeliani e palestinesi. Memoria individuale e collettiva, racconto autobiografico, esperienze ai margini della globalizzazione e guerra ritornano anche nelle 11 opere del concorso italiano: la grande trasformazione socio-economico-culturale avvenuta nel nostro Paese negli ultimi 50 anni è indagata da Salvo Cuccia attraverso l'opera del grande documentarista in Détour De Seta, Giorgio Garini porta sullo schermo la casta dei lavandai di Mumbai in Dhobighat, mentre Fabiana Sargentini si interroga sul rapporto di sangue più intenso e ancestrale con Di madre in figlia. Ampio spazio, poi, alle note con I dischi del Sole di Luca Pastore, sulla più importante etichetta discografica di musica popolare e militante italiana, e con Dio era un musicista di Andrea Segre, Maddalena Grechi, Cristina De Ritis, viaggio tra le sonorità africane, dall'hip-hop di Dakar al reggae del Gambia e ai tamburi guineani.