Se credete che il documentario di Massimo Coppola, Giovanni Giommi e Alberto Piccinini, finanziato da Mtv, sia il solito prodotto vagamente di sinistra realizzato in maniera furbetta (che fa rima con scorretta), beh, siete abbastanza nel vero. Le vicende dei quattro candidati, gli unici sotto i trent'anni, sono raccontate in maniera divertente dal terzetto succitato anche se è evidente, contrariamente a quanto da lui sostenuto nel dibattito seguito alla proiezione del film, il ruolo egemone di Massimo Coppola, peraltro bravo e abituato alla conduzione, per strada o dove il caso lo richieda. Probabilmente lo sbilanciamento di questa cronaca degli ultimi giorni di campagna elettorale delle ultime elezioni è anche dovuto al fatto che i protagonisti non potevano essere che loro, vale a dire Mara Carfagna, soubrette "forzista", Arturo Scotto (DS), Francesco Caruso (Prc), e Giorgia Meloni (AN), quest'ultima attuale vicepresidente della Camera dei Deputati. Vale a dire che se su questo materiale si doveva lavorare era inevitabile che si assistesse a quello cui si è assistito. La pochezza della Carfagna credo non potesse, né possa, essere messa in discussione, al pari di quella di alcuni militanti anche dell'ultima ora reclutati dal miraggio berlusconiano. Ciò che però infastidisce è l'accanimento di Coppola contro questi soggetti, sempre in difficoltà di fronte all'incalzare delle sue domande, sempre le stesse, sempre con l'aria di chi sa che l'altro non sa e se ne compiace. Il quale Coppola però, va detto, non ha avuto il coraggio o forse peggio, la volontà, di rivolgerne almeno una ai candidati della sinistra. I quali, di fatto molto più preparati, hanno comunque ricevuto un trattamento con i guanti bianchi. Avere vent'anni, esperienza dalla quale nasce Politica zero, è senza dubbio un'operazione che merita attenzione, ma non sarebbe male se gli autori si spogliassero da certi vizi che appartengono al giornalismo più vieto. Ci dispiacerebbe davvero che simili talenti fossero già vittime di antichi pregiudizi, morali o, come dice qualcuno, addirittura "antropologici".