Quattro per il Portogallo, quattro per il cinema. Il finlandese Aki Kaurismaki, lo spagnolo Victor Erice e i portoghesi Manoel de Oliveira (assente a Roma) e Pedro Costa per il corale Centro Historico, film d'apertura (fuori concorso) della sezione CinemaXXI del Festival di Roma.
La committenza è di Guimaraes 2012 Capitale Europea della Cultura, e i quattro episodi di durata e registri diseguali – ironia e divertissment per Kaurismaki e de Oliveira, riflessione storico-politica per Costa, archeologia industriale, ma non solo per Erice - raccontano appunto la città lusitana, dove il moderno Portogallo ha avuto origine grazie al suo primo re, Alfonso Enriques (Alfonso I di Portogallo) detto il Conquistatore, 1109-1185.
“Apparteniamo alla stessa famiglia di cineasti europei - dice Erice - e quella di Centro Historico è la nostra polifonia di voci”. Ma non per un divertito Kaurismaki: “Più che polifonia il cinema europeo è una  tragedia”. L'apertura è affidata proprio a lui, che in Tavern Man inquadra un barista (Ilkka Koivula, super) che nel centro storico di Guimaraes paga la concorrenza del locale vicino: lì ricco menù e tanti clienti, da lui qualche bicchiere ai pochi aficionados e nulla più. “Inquadro la classe media che sta scomparendo insieme a questi bar: oggi o hai i soldi e le competenze per aprire un ristorante o sparisci”, dice Kaurismaki.
Gli succede Pedro Costa in Sweet Exorcist (dall'album di Curtis Mayfield, che il regista lusitano vorrebbe portare sullo schermo), che con l'incontro impossibile in ascensore tra il capoverdiano Ventura e un soldato della Rivoluzione dei Garofani del '74 parla di immigrazione e rivoluzione, antifascismo e reazione, mentre Victor Erice raccoglie in Broken Windows le interviste a camera fissa agli operai di quella che fino a un decennio fa è stata la maggiore industria tessile d'Europa, la Fábrica de Hilados y Tejidos del Río Vizela, chiusa nel 2002: “Non è un reportage in senso classico sugli operai, ho preferito stare con loro”, fino alla magnifica carrellata del finale su una gigantografia che li ritraeva a mensa.
Infine, de Oliveira chiude con The Conquered Conqueror, inquadrando una guida turistica e il suo pubblico a Guimaraes: una volta c'era O Conquistador, ma oggi, almeno la statua di Alfonso I, è stato conquistato dai flash dei turisti.