"Già 20 anni fa sarei voluta passare dall'altra parte della macchina da presa. Avevo un progetto, Buongiorno amore, nel quale nessuno ha creduto. Ho lasciato perdere poi, lo scorso Natale, di fronte alla vetrina di una libreria, ho intravisto la figura di Cristina da Pizzano: me ne sono innamorata e ho fatto di tutto per poterla raccontare al cinema". Così Stefania Sandrelli racconta quale sia stata la molla che l'ha portata, dopo quasi cinquant'anni di carriera come attrice, a fare il salto dall'altra parte "della barricata", per dirigere Christine, Cristina, prodotto da Cinemaundici, Diva e Rai Cinema (nelle sale il prossimo anno con 01 distribution), questa sera Fuori Concorso al Festival di Roma: "Credo sia inevitabile, per un attore, passare prima o dopo dietro la macchina da presa - spiega la regista debuttante - perché, almeno per quanto mi riguarda, più o meno consapevolmente non ho fatto altro che 'rubare', fare mio, tutto quello che ho avuto la fortuna di osservare, e vivere, durante il lavoro sui tanti set dei vari Germi, Scola, Monicelli, Comencini e Bertolucci. Li spiavo, li guardavo, e per forza di cose molto di loro mi è rimasto dentro".
Per il suo esordio, Stefania Sandrelli torna nella Francia medievale di fine XIV secolo (ricreata negli esterni in alcune zone del Lazio e su un set "riciclato" a Cinecittà), durante gli anni degli scontri tra Armagnacchi e Borgognoni e di Cristina da Pizzano, poetessa di ottimo talento, protofemminista di origini italiane, costretta a girovagare - dopo la morte del padre e del marito - con i due piccoli figli (nella realtà erano tre, oltre alla mamma e ai fratelli a carico), interpretata sullo schermo dalla figlia di Stefania, Amanda Sandrelli: "Ho avuto modo di studiare a fondo il personaggio, l'ho fatto mio - dice la Sandrelli junior - e poi mi sono lasciata andare. Mi sono fidata di lei (Stefania Sandrelli, ndr), al di là dell'affetto, perché sapevo che era in grado di creare tutto quello che serviva per il meglio di Cristina, del personaggio". Se è vero che "cuore di mamma non mente", la scelta di affidare alla figlia il ruolo della protagonista non poteva che essere felice: "Ho trovato in Amanda una disponibilità, una bravura e un affetto che solo lei poteva darmi - racconta ancora Stefania - ma soprattutto ho ritrovato in lei la stessa poesia, le cose 'tenerelle e buffe' che ho imparato a conoscere di Cristina, unite alla forza e al contegno di un personaggio che non ha mai accettato di fare qualcosa semplicemente per apparire". Nel cast, oltre ad Alessio Boni (Gerson, teologo illuminato) e Roberto Herlitzka (Sartorius), anche Alessandro Haber (lo strimpellatore Charleton): "La scoperta più bella è stata quella di Stefania Sandrelli regista - dice l'attore - ho trovato in lei una concretezza e al tempo stesso un senso di protezione che ho trovato raramente con altri, soprattutto la capacità di ascoltare i consigli di chi aveva intorno".
Un film sull'importanza della parola, che potrebbe trovare nell'attualità anche più di un semplice rimando: "Assolutamente sì, dice prontamente la regista, non a caso c'è un passaggio della storia in cui si afferma che verità e potere non vanno d'accordo... Ero anche io alla manifestazione di Piazza del Popolo a Roma, per la libertà di stampa: spero davvero che non si molli la guardia".