"Non sarà un'opera politica, ma il ritratto di un'Italia che cambia usi, costumi e tradizioni: niente più segno della croce a tavola, o la Messa tutte le domeniche. E un rapporto radicalmente diverso col proprio corpo e con la musica". È Il grande sogno di Michele Placido: "Il film sul '68 che ancora manca nel cinema italiano". Il primo ciak è fissato per il 9 giugno. Location principali: Roma, e il Salento, dove l'attore-regista è stato ospite nei giorni scorsi del Festival del cinema europeo di Lecce (che gli ha dedicato una retrospettiva in dodici titoli, più l'anteprima del corto d'animazione La luna nel deserto, e un estratto dal tv-movie Aldo Moro - Il Presidente di Gianluca Maria Tavarelli). "Di questa terra", spiega il pugliese Placido, "mi colpiscono i muretti a secco, ma soprattutto i fiori spontanei ai bordi delle strade: nel resto d'Italia non crescono più, troppo inquinamento". E quindi via ai sopralluoghi, che ieri l'hanno portato (insieme allo scenografo Francesco Frigeri, fresco vincitore del David di Donatello per I Vicerè) in giro per la provincia, a caccia dei set giusti. Il film, però, sarà tutt'altro che provinciale: "I francesi di Studio Canal, che hanno deciso di coprodurlo con la Taodue di Pietro Valsecchi, sono convinti del respiro epico, e internazionale, di questo affresco storico, che racconterà anche gli scontri di Valle Giulia". Placido li ricorda bene, perché all'epoca - poco prima d'iscriversi all'Accademia d'Arte Drammatica - faceva il poliziotto: e il film in parte è la sua storia, come autobiografico è il personaggio interpretato da Riccardo Scamarcio. Che stavolta non farà il bel tenebroso: "L'ho voluto ingenuo e disincantato, e per di più coi capelli rasati, tutto il contrario d'un eroe". Lo sciupafemmine semmai sarà l'altro protagonista, il militante Luca Argentero: "Lui sì che fa innamorare le ragazze: anche Sofri e Scalzone furono dei grandi rubacuori". E forse al suo fascino non saprà resistere neppure Jasmine Trinca: "Nel film sono una studentessa cattolica, che cambia la propria visione del mondo aderendo al movimento studentesco", anticipa l'attrice, anche lei a Lecce per un omaggio che il Festival ha dedicato ai giovani talenti del nostro cinema. "Ma nel film c'è un altro personaggio femminile sorprendente", rivela Placido, "affidato ad un'inedita Margherita Buy, insegnante di recitazione alcolizzata e un po' ninfomane: un ruolo scandaloso non tanto per le scene di sesso, quanto per la femminilità che esprime, che mette a disagio gli uomini e deve molto alla letteratura inglese, in particolare a L'amante di Lady Chatterley". Se nel futuro di Michele Placido c'è il '68, nel presente c'è il decennio successivo: prossimamente in onda su Canale 5, Aldo Moro di Tavarelli ricostruisce la tragica storia del Presidente della Democrazia Cristiana: "È stato il primo grande statista pugliese. Avevo cinque anni quando tenne un comizio ad Ascoli Satriano, il mio paese in provincia di Foggia: le donne gli lanciavano i fiori dai balconi. Altri tempi: la passione politica era alimentata dall'alto profilo morale di questi uomini". Quanto al sequestro di Moro ("che era un grande cinefilo, vedeva di tutto, dai western ai film contestatari come Grazie zia"), si schiera col partito della fermezza: "Tutti avremmo voluto vederlo libero, ma sono sicuro che lassù anche lui, adesso, pensa che con le Brigate Rosse non si dovesse trattare".