John Madden ai premi dovrebbe essere abituato, avendo conquistato ben 7 Oscar con Shakespeare in Love, eppure sembra sinceramente emozionato nel ricevere il premio “Fellini 8 ½” che il Bari International Film Festival ha voluto conferirgli. A farlo sentire onorato e imbarazzato è il vedere il proprio nome accanto a uno dei registi più amati, i cui film hanno avuto un'influenza notevole nella sua formazione. “Sono cresciuto con i maestri italiani, Fellini, Visconti e Antonioni, per cui questo premio è per me più di un Oscar. Sarà anche perché gli Oscar sono andati tutti a Shakespeare in Love e nessuno a me!”, spiega con ironia. Emozionato lo è anche nel parlare di Marigold Hotel (da oggi nelle sale italiane, ndr),una scommessa sulla carta perché il film tratta del difficile tema della vecchiaia, che invece si è rivelata un successo avendo in patria sbancato i botteghini.
Come è stato possibile che un film con degli anziani per protagonisti abbia portato al cinema così tante persone?

Sinceramente all'inizio non credevamo ai nostri occhi. Pensavamo che avrebbe raccolto un pubblico di età avanzata invece sono stati moltissimi i giovani che hanno affollato le sale. Un fenomeno interessante tanto più che spesso genitori e figli lo hanno visto assieme. Mentre preparavo il film pensavo che il tema della vecchiaia fosse naturale per persone come me, che hanno vissuto buona parte della loro vita, invece ho scoperto che ai ragazzi è piaciuto perché fa capire come i nodi centrali dell'esistenza siano sempre gli stessi. Inoltre Marigold Hotel dà una lezione importante, e cioè che bisogna vivere il presente. Fondamentale  infatti è occuparsi di quanto ci accade sul momento, a ogni età, e non essere prigionieri del passato o immaginare un futuro che non sarà mai come lo vorremmo.
A rendere il film facile da amare c'è anche il fatto che la storia è raccontata sotto forma di commedia e recitata da attori superlativi, da Judi Dench a Maggie Smith a Bill Nighy.

Non vi è dubbio che il tono scelto sia stato quello giusto, del resto volevamo che prevalesse il lato vitale dell'esistenza. Quanto agli attori, sono stato decisamente avvantaggiato a lavorare con stelle di quel calibro. Già in fase di scrittura abbiamo modellato i personaggi su di loro, e questo non vuol dire che nella vita siano così ma semplicemente che ci siamo serviti della loro sensibilità per ampliare un aspetto particolare del carattere di un personaggio piuttosto che un altro. Ci tengo a precisarlo perché non vorrei che gli spettatori pensassero che Maggie Smith è veramente odiosa e insopportabile come appare sullo schermo.Nonostante i toni della commedia, Marigold Hotel non elude il tema della morte.La morte è sempre dietro l'angolo e quindi ha un peso nel film. Anzi, direi che è uno dei protagonisti sebbene nascosto. Ma la vera paura affrontata da Marigold Hotel non è la morte, piuttosto l'aprirsi agli altri. E' la solitudine il vero spauracchio della vita di ognuno di noi, e capire che si vince solo imparando a credere nel prossimo è la lezione più importante che il film vuole trasmettere. Insieme i protagonisti riprendono a vivere, ad amare, a lasciarsi, in una parola a ricominciare.