"I bambini sono tendenzialmente buoni, ma sanno anche essere cattivi… molto cattivi". A parlare è Jaume Collet-Serra, regista di Orphan, thriller prodotto da Leonardo Di Caprio e interpretato da Vera Farmiga, Peter Sarsgaard e la dodicenne Isabelle Fuhrman, in uscita il 16 ottobre distribuito da Warner. Al centro della vicenda Esther, una bambina che si rivelerà ben diversa da quello che sembra, cioè una dolce dodicenne sottratta all'orfanotrofio da una famiglia composta da padre madre e due figli di cui una, Max, sordomuta. Collet-Serra, ospite d'onore del 42° Festival internazionale del cinema fantastico di Sitges dove Orphan ha avuto l'anteprima spagnola, parla volentieri del film e del suo lavoro in America. "Anch'io, catalano di Barcellona, sono stato adottato dagli americani… spero di non rivelarmi come Esther. Scherzi a parte per ora il rapporto funziona a meraviglia, tanto che a gennaio sarò di nuovo sul set con un nuovo progetto ancora senza titolo che avrà per protagonista Liam Neeson. Ma per tornare a Orphan ci tengo a dire che Esther, nonostante una natura oscura e malefica, è mossa da un disperato bisogno d'amore. Gli atti che compie, anche i più atroci, sono la conseguenza di una profonda solitudine affettiva". Una spiegazione logica che però in America non ha convinto le associazioni pro adozioni che hanno messo sotto accusa il film perché oltre a presentare il ritratto negativo di un'orfana, ribadisce la supremazia dei legami di sangue all'interno della famiglia. "Non intendo rispondere alle accuse - spiega Collet-Serra - tuttavia devo confessare di averle trovate eccessive e frutto di un atteggiamento moralistico. Orphan è un film di genere e questo dovrebbe bastare a far prendere le distanze da quanto vi si racconta, inoltre non credo che in esso sia stato superato alcun limite. Il confine, in questo caso, è veramente tutto interno al genere. Esistono decine di pellicole con bambini diabolici, perché scandalizzarsi se per una volta uno di questi è adottato? La questione importante, semmai, è un'altra e riguarda le tutele messe in atto nei confronti dei nostri giovanissimi attori. Da questo punto di vista posso assicurare che per loro recitare è stato un divertimento, per quanto impegnativo". Restano tuttavia aperte le domande circa le numerose scene di violenza presenti nel film, come è stato possibile realizzarle senza traumatizzare i ragazzi? "La violenza, gli omicidi, tutto è avvenuto senza che loro ne fossero veramente i protagonisti diretti. Il cinema permette di lavorare sul dettaglio e ed è la tecnica che abbiamo utilizzato per costruire ogni singola scene. Se si analizzano le inquadrature si vede che abbondano i primi piani dei ragazzini, un espediente per fissare l'attenzione dello spettatore su un'intenzione del volto, un'emozione e distoglierla così dai gesti. Isabelle non colpisce mai veramente nessuno, anche se sembra che lo faccia. Riguardo al sangue, è stato aggiunto in postproduzione proprio per evitare ogni possibile trauma". Buona parte della paura è in effetti sprigionata dai volti, soprattutto da quello inquietante di Esther, interpretata dalla dodicenne Isabelle Fuhrman, che dovrà attendere il sedicesimo compleanno per potersi ammirare nei panni della ragazzina malvagia: "Mia sorella ha visto il film, è morta di paura!", ride divertita. "Anche molti amici hanno confessato che non li ho fatti dormire. Per me è difficile capire, sul set c'erano tante controfigure e il lavoro sporco lo hanno fatto loro". Professionale, attenta alle risposte, Isabelle confessa di provare compassione per Esther: "Una creatura infelice, che nessuno ama veramente. E' stato bello interpretarla, ma sento il bisogno di cambiare. Nel prossimo film sarò una principessa, non vedo l'ora". E' stato difficile trovare l'attrice giusta? "Isabelle Fuhrman è perfetta, rivela Collet-Serra, non credo che un'altra avrebbe dato al film lo stesso spessore. E' credibile come ragazzina diabolica, ma allo stesso tempo non rientra in un nessun cliché. Il suo viso è aperto e fresco, eppure fa tremare di paura. Isabelle si è presentata a uno dei primi provini, sceglierla è stato un attimo. Più difficile la ricerca della bambina adatta a interpretare Max, che nel film è sordomuta. Aryana Engineer, che nella vita è realmente audiolesa, si è rivelata bravissima, una vera forza della natura. Tutti dicono che lavorare con i bambini è impegnativo, non nego che lo sia ma personalmente avere accanto Isabelle, Aryane e Jimmy Bennet, che nel film è il fratello maschio, è stato oltre modo formativo. Una delle migliori esperienze della mia carriera. Con questo non vorrei si pensasse che non ho apprezzato abbastanza il talento di Vera Farmiga e Peter Sarsgaard, di loro è persino inutile parlare. Sono talmente bravi che spesso sul set evitavo di dare suggerimenti precisi, non ne avevano bisogno".