Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli protagonisti di una storia d’amore nel periodo dell’Italia fascista e delle leggi razziali.

È L’ombra del giorno, dal 24 febbraio in sala distribuito in 250 copie da 01 distribution, il nuovo film di Giuseppe Piccioni, ambientato ad Ascoli Piceno (la città dove è nato) sul finire degli anni Trenta, precisamente nel 1938.

“Ascoli è una città dello sguardo. Puoi guardare il mondo attraverso spiragli, vetrine e colonnine. La provincia per me è il luogo anche delle insidie e dei ricordi, ma questo ritorno mi ha dato tantissimo”, dice il regista che poi definisce il suo film: “un Kammerspiel non claustrofobico”.

Di fatto quasi tutta l’azione si svolge all’interno di un ristorante che dà su un’antica piazza. È lì che il proprietario Luciano (Scamarcio), un uomo claudicante e simpatizzante del fascismo, si è chiuso osservando il mondo esterno attraverso le vetrine del suo locale. Ma i venti di guerra entrano comunque e ripararsi non è possibile. Non solo dalla guerra, ma soprattutto dalle emozioni e dall’amore con l’arrivo di Anna (Porcaroli).

“Non ho la statura morale del mio personaggio - racconta Scamarcio - per interpretarlo mi sono ispirato inconsciamente a mio padre. Luciano è una persona che soffre in silenzio, che non protesta. È portatore di un forte dolore. C’è una battuta che poi abbiamo tolto, nonostante il copione sia stato rispettato fedelmente, e che lo rispecchia molto. Diceva: non mi piace comandare, ma neanche obbedire. Ecco, questo lo rappresenta. In più sognavo da tantissimo di fare un personaggio claudicante. Sono anni che mi alleno. Chi mi conosce lo sa”.

Benedetta Porcaroli, nel ruolo di questa ragazza appena assunta nel ristorante come cameriera, dice: “Per certi versi Anna mi somiglia. Anche io, come lei, credo in un mondo migliore. Lei porta una rivoluzione dentro quel ristorante e dentro quell’uomo che sono anni che si nasconde. Non ho mai giudicato le sue scelte. In quell’epoca non potevi mollare tuo marito anche se ti innamoravi di un altro. Ho compreso anche la sua responsabilità morale e le sue rinunce. Il copione è formidabile, si affronta il tema della condizione femminile di quegli anni e permette ai personaggi di avere un’evoluzione davvero densa ed intimista”.

Prodotto da Lebowski con Rai Cinema e dallo stesso Riccardo Scamarcio, il film è stato girato durante il lockdown, per questo sul set tutti hanno in parte rivissuto la paura e l’incertezza di quegli anni.

“Questo è un film che non dà delle risposte, ma pone delle domande - dice il regista -. Si parla di un mondo che non vogliamo che venga rilegato nei libri di scuola. E si racconta anche la storia d’amore tra due persone attraverso la vita della provincia. In realtà sembra sempre che io sia un regista di storie sentimentali, ma a ben guardare non è così. Basta vedere film come Fuori dal mondo (1999) o Luce dei miei occhi (2001). In questo film non ho la presunzione di raccontare il fascismo, ma il clima di quel periodo storico: incerto come il nostro in piena pandemia e forse alle soglie di una guerra”. E poi: “Chi governa dovrebbe guardare dentro di sé per ricostruire un’umanità degna di questo nome. Questo è un film che uscirà in sala perché vogliamo manifestare il nostro desiderio di un ritorno in sala e di non stare più chiusi in casa”.

Infine Riccardo Scamarcio conclude: “Con Giuseppe siamo amici da tanto, ben prima che recitassi nel suo film Il rosso e il blu nel 2012. Aveva questo copione (ndr. la sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Piccioni con Gualtiero Rosella e Annick Emdin) e voleva farmelo leggere da tempo. L’ho letto tutto d’un fiato e l’ho trovato bellissimo. È su un periodo storico importante e c’è un senso di paura che aleggia nel corso di tutta la storia simile a quello che stiamo vivendo in questo momento”.

Nel cast anche Waël Sersoub, Lino Musella, Vincenzo Nemolato, Valeria Bilello, Sandra Ceccarelli, Costantino Seghi e Antonio Salines, scomparso il 22 giugno del 2021. A lui è dedicato questo film nel quale interpreta un professore.