"Credo sia del tutto legittimo che un regista possa lamentarsi, se ha qualche motivo per farlo. Tuttavia è importante che Venezia non sia attraversata da questi dubbi, che si scelgano davvero i film migliori e più belli senza sentire le pressioni di distribuzioni e produzioni di alcune major”. Giuseppe Piccioni, al Giffoni Film Festival per una Masterclass con i giurati, risponde così a chi gli chiede della polemica del cinema italiano del momento, l'esclusione del film di Pupi Avati dal concorso per la Mostra del cinema di Venezia: “Purtroppo -ha spiegato Piccioni alla tv del Giffoni Film Festival- mi sembra impossibile che le pressioni non ci siano. Il lavoro di un direttore di un festival è quello di mediare e questo mi dispiace perché a farne le spese sono il cinema, i film e i festival. Mi piacerebbe che i direttori di un festival, coloro che hanno delle responsabilità nell'affrontare il duro e appassionante compito di dirigere una Mostra, abbiano anche loro un po' di audacia e lascino un segno facendo scelte appassionate e sincere e che non siano frutto solamente di equilibrismi che sono sempre sospetti. Ma la sensazione generale è che questi giochi di equilibrismo ci possano essere”.
“Sulla polemica dell'esclusione -prosegue Piccioni che a Venezia ha portato con successo nel 2001 Luce dei miei occhi (Coppe Volpi ai due protagonisti Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli) - non credo che un regista come Pupi Avati possa essere così ingenuo o così diabolico da mettere in piedi una polemica per ragioni che non siano in qualche modo comprensibili. Non mi sento di dare giudizi, credo che la parte lesa sia il cinema. Io stesso sono capitato in periodi in cui a Venezia ho avuto delle soddisfazioni ma anche sorprese del tutto incomprensibili: dipende dal fatto che non ci possono essere persone che hanno troppo potere. I criteri di rotazione nelle responsabilità sono fondamentali, devono essere garantiti un certo grado di imparzialità e di serenità nei giudizi”.