L'attesa febbrile richiederebbe il mantenimento del segreto. "Acqua in bocca" insomma, ma la tentazione di raccontare lo Shark Tale diretto a sei mani da Vicky Jenson, Bibo Bergeron e Rob Letterman, megacartoon targato DreamWorks di Spielberg e Katzenberg, è davvero troppa, strabordante, allagante... tanto che nel parlarne è come se ci trovassimo nuovamente in apnea ad ammirare i fondali marini di una New York un po' Las Vegas e un po' San Francisco sprofondata tra alghe e conchiglie giganti, popolata di pesci-rapper e squali "gommosi" di una Little Italy ittica. E' proprio questo l'acquario, pardon, lo scenario nel quale prende vita quel trionfo di idee, colori, divertimento chiamato Shark Tale, dal 25 febbraio al cinema. Dunque prendete penna e foglio, pardon, pinne e maschera; aggiustatevi il costumino pronti a tuffarvi, splash, nel grande telone magico.

La storia (Non ci sperate!)
Abbiamo detto "acqua in bocca"! Possiamo solo svelare che il protagonista si chiama Oscar, un bel nome cinematografico, ed è un pesciolino dalla lingua lunga: parla e parla e inventa balle ed è un narciso e si sente davvero il re dell'oceano. A dispetto di Lenny, che è un grande e grosso squalo
bianco amico suo il quale meno parla e meglio è visto che nasconde un segreto irrivelabile...

Come due gocce d'acqua
E' questa la rivoluzionaria idea di Shark Tale: modellare le creature dell'Oceano a immagine e somiglianza dei divi Usa che gli prestano la voce. E che divi! Ve lo immaginate Robert De Niro, squalo dai denti aguzzi, occhi "tirati" e inconfondibile neo sul muso che fa parlare Don Lino, un padrino degli abissi tanto rabbioso quanto remissivo? E i suoi due figli, il vegetariano Lenny che ama travestirsi da delfino (Jack Black) e il braccio destro del genitore-boss, Frankie (Michael Imperioli)? E cosa dire di Will Smith, il pesce pulitore Oscar che si trasforma in scannasquali diventando l'eroe dei pesci piccoli? E ancora Angelina Jolie dal timbro sexy come la sua conturbante Lola. E Renée Zellweger, dolce innamorata di Oscar? Per finire c'è anche l'insuperabile Scorsese, pesce palla, manager fanfarone di Oscar, dalle sopracciglia folte come foreste. Anche le "voci" italiane sono davvero straordinarie: Tiziano Ferro è Oscar, Luca Laurenti fa parlare Lenny mentre Luisa Corna è la irresistibile Lola, i Pali e Dispari si dividono per Ernie e Bernie e Cristina Parodi si trasforma in Katie.

Chi gerga trova
L'effetto straordinario è quello di una città corallina dal doppio strato, luminosa e nebbiosa nella parte più bassa, dove si muovono Oscar & Co. tra ingorghi stradali, grattacieli fatti di conchiglia e cartelloni pubblicitari in spugna che rimandano i loro "strilli". E tu ci "guizzi" dentro, come dicono gli eroi di Shark Tale, mentre ti imbatti in un pesce "cuffietta" che ascolta un pezzo di JoJo e di Christina Aguilera, vieni sfiorato da due piccoli "pulitori" che schioccano le mani e al posto del "give me five" gridano "batti le pinne contro le mie, amico" mentre una murena legge le ultime imprese di Oscar sfogliando la Gazzetta Oceanica. Nel frattempo, nei pub ittici si sorseggia Coral Cola e un pesce martello batte inavvertitamente le pinne contro una conchiglia ed esplode in un "fa un male pescecane". Shark Tale si anima di giochi verbali, e la carta vincente diventa la parodia del comunicare mafioso, pardon, del gergo da "pesciotto", consegnato al cinema dalle saghe hollywoodiane su Cosa Nostra. E come in ogni favola che si rispetti, si srotola la morale dello "svegliati e guarda il bello che ti sta davanti invece di cercare fama e fortuna a colpi di menzogne" e rimangono negli occhi le immagini dell'incasinato Lavaggio di balene, un car-wash per pinnuti, e quelle di un insuperabile corsa dei cavalli... marini. Naturalmente.