La Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro celebra la 46esima edizione con l'Evento Speciale Carlo Lizzani e con una vasta rassegna dedicata alla rinascita del cinema russo che ha visto registi, attori, produttori e critici a tavola rotonda. 
Aprendo la discussione, il direttore del festival Giovanni Spagnoletti rivela l'origine della rassegna: “Trent'anni fa, uscivo sconvolto da questa stessa sala dopo aver visto Stalker di Andrei Tarkovskij. Era il 1980. Quella che presentiamo oggi è la più grande e completa retrospettiva sul cinema russo realizzata nelle ultime stagioni in Italia. Grazie al lungo lavoro iniziato con Olaf Möller e Barbara Wurm, proseguito insieme a Olga Strada e Alena Shumakova, siamo riusciti a riunire a Pesaro molte delle figure chiave della Russia cinematografica contemporanea: dal cinema narrativo alla videoarte, passando per la scena underground”.
Davanti al microfono, generazioni diverse d'autori, giovani e meno giovani, protagonisti della nuova onda che ha riportato, nei primi anni del nuovo millennio, il cinema moscovita sulla ribalta internazionale. Alena Schumakova ha tracciato in sintesi il percorso dall'opacità degli anni Ottanta fino al più recente riscatto, introducendo Boris Juhananov - rappresentante di Cinephantom, movimento underground nato intorno al 1986 - tra i maggiori responsabili della resistenza culturale in Russia: "Pensate al cinema russo come a una matrioska: la più piccola di tutte, la più fragile ma anche la più interna e preziosa, è il Cinephantom, che ha dato voce al cinema dell'alternativa anti-istituzionale, ai nuovi autori, alle figure importanti e marginali.”
È Juhananov a descrivere il difficile e fecondo presente degli autori russi: “Il nostro cinema è almeno da vent'anni in uno stato di disperazione permanente. Lo sdoppiamento dell'anima degli artisti dovuto all'oppressione del regime comunista ha lasciato una ferita inguaribile. Il doloroso limite che prima era terreno di esperimento e ricerca segreti affiora oggi quale discorso esplicito e diventa espressione di scissione e oscurità delle coscienze. Le nuove generazioni di registi hanno perso il riferimento obbligato alla tradizione: la prima necessità è esprimersi apertamente, dimostrandosi adeguati, anche e soprattutto sul piano della tecnica”.
Tra i Leitmotiv della vasta selezione, la ricerca e il lavoro sulla mescolanza dei linguaggi e delle arti, pittura, letteratura, musica. “I protagonisti di tutte queste storie sono profondamente coinvolti nella ricerca della propria identità smarrita, nella ricerca di una madre e di un padre che stanno per la Madre Patria, e segnalano il diffuso senso d'abbandono di un popolo intero”, spiega Olga Strada, che parla di una vera e tangibile schizofrenia a legare i film in rassegna.
Sull'illustre assenza del documentario, infine, Spagnoletti conclude: “La quantità e la qualità dei doc che avremmo potuto scegliere ci ha portato alla decisione di riservare loro uno spazio esclusivo, magari il prossimo anno”.