5 agosto 1989, Antonino Agostino, agente di polizia della questura di Palermo, viene ucciso insieme alla sua giovane moglie incinta, Ida Castelluccio, davanti alla sua casa di famiglia a Villagrazia di Carini. Sono passati trentuno anni da quel giorno, e suo padre Vincenzo Agostino continua a battersi con forza e determinazione per richiedere verità su questa tragica uccisione avvenuta per mano della mafia.

La storia di Vincenzo, un uomo che non si è più tagliato né barba né capelli in attesa di giustizia, ce la racconta Alessandro Colizzi nel documentario dal titolo Io lo so chi siete (come le ultime parole dette prima di morire da Ida Castelluccio agli aggressori).

Lo doveva inizialmente produrre la Rai, alla fine è stato autoprodotto, e uscirà nelle sale il 21 marzo distribuito da Mescalito Film.

“Mi ha colpito molto il personaggio di Vincenzo Agostino. È come se la sua vita si fosse fermata. Non è mai riuscito ad elaborare questo lutto. È una persona generosa che ha vissuto un dolore atroce e che ha combattuto tutta la vita insieme a sua moglie alla ricerca della verità”, dice la sceneggiatrice Silvia Cossu.

Un uomo che non si è mai arreso nonostante l’incredibile muro di gomma che si è trovato di fronte negli ultimi trent’anni, diventando, insieme a sua moglie (scomparsa a febbraio del 2019) per moltissimi cittadini un simbolo di dignità e resistenza.

Tanto materiale storico (“potevamo fare un doc di tre ore ma abbiamo scelto di condensare tutto in un’ora”) e varie interviste dalla sorella Fora Agostino (“il fratello maggiore, Nino, non si è mai ripreso dal trauma e non ha voluto parlare e anche l’altra sorella, Nunzia, non se l’è sentita”) al giornalista di criminalità mafiosa Attilio Bolzoni fino alla giornalista Stefania Limiti compongono questo documentario vincitore del premio del pubblico alla 66esima edizione del Taormina Film Fest.

“Purtroppo non credo che Vincenzo saprà mai il motivo per cui suo figlio è stato ucciso”, dice Alessandro Colizzi. I mandanti e gli esecutori dell'omicidio Agostino infatti sono tuttora ignoti.

La notte dell’uccisione di Antonino Agostino alcuni appartenenti alle forze dell'ordine entrarono nell'abitazione dei coniugi uccisi e requisirono degli appunti manoscritti che il poliziotto teneva nascosti in un armadio. Molti ritengono essere lui l'agente che, solo un mese prima, avrebbe contribuito a sventare l'attentato all'Addaura. Ai funerali del poliziotto e della moglie erano presenti anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e Falcone confidò a un amico: “A quel ragazzo devo la vita”. Carte scomparse, verbali d'interrogatorio mai più ritrovati, armadi svuotati, denunce insabbiate, ritardi, omissioni, depistaggi, e un'improbabile pista passionale seguita dagli inquirenti per mesi, caratterizzano una delle vicende più oscure dei misteri siciliani irrisolti.

“Il 1989 è stato un anno orribile per Palermo. È l’anno in cui ci si preparava alle stragi che poi sono avvenute nel 1992, quando sono morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 1989 c’è stato l’attentato dell’Addaura, si stava preparando il terreno per fare il grande botto e l’atto finale”, conclude Attilio Bolzoni