“Questo film è stato scritto pensando a Guido Caprino, un grandissimo attore che non ha paura di stare a contatto con il dolore, coraggioso e generoso”. Così il regista Ciro D’Emilio alla presentazione della sua opera seconda: Per Niente al Mondo, storia di un uomo che subisce una grande ingiustizia, ma che invece di lottare contro questa ingiustizia finirà per lottare contro sé stesso.

In sala dal 15 settembre distribuito da Vision Distribution con protagonista (ovviamente) Guido Caprino nel ruolo di Bernardo, un uomo affascinante, di successo, pieno di amici, la cui vita cambia improvvisamente per un brutto scherzo del destino. Al suo fianco un cast composto da Boris Isakovic, Irene Casagrande e Valentina Carnelutti.

Come nasce il film? “Prende spunto da un periodo di ricerca legato a una mia curiosità verso i casi di mala giustizia- risponde il regista, che ha scritto la sceneggiatura a quattro mani con Cosimo Calamini, come già successo per Un giorno all’improvviso-. In particolare mi ero appassionato al caso di un imprenditore non colpevole che aveva scontato un anno di pena da innocente e aveva dovuto ricominciare da zero. E poi ho pensato: se questa persona invece di accettare quello che gli era successo avesse deciso di riprendersi tutto? Ecco, io ho voluto far mettere lo spettatore nei panni di questa persona”.

Sul suo personaggio Guido Caprino dice: “La parte di ricerca è stata quella più bella. Interpretare un personaggio così è un’opportunità rara. Ho atteso del tempo per esternare quello che sentivo. Certamente ho attinto anche al mio bagaglio personale anche se in questo caso la posta in gioco era altissima perché non sono mai stato in prigione. Per farlo al meglio l’ho giustificato in tutto e per tutto. In questo film comunque non c’è alcun giudizio sui tribunali o sulle sentenze sbagliate”.

E Boris Isakovic, nel ruolo di Elia, un suo compagno carcerato, dice: “All’inizio pensavo che il mio personaggio del serbo cattivo potesse essere un cliché. Poi parlando con Ciro ho capito che non era così. Conosco tante persone in Serbia che sono state colpite dalla guerra e queste persone si sentono in diritto di prendere qualcosa perché hanno perso la loro empatia, come a compensare quello che sentono di avere perso. Lui viene in Italia e comincia a fare rapine e lungo questa linea si sviluppa il suo rapporto con Bernardo”.

Mentre Irene Casagrande, nei panni della figlia di Bernardo, dice: “Questo è un film che parla del mio nord-est doloroso e di un particolare modo di stare al mondo. Ci vedo anche un morbo relazionale, un paradigma produttivista e un’etica del successo che vanno ben oltre i confini geografici”.

Ambientato al confine tra Veneto e Friuli perché, come sottolinea il regista: “Questa è una storia che non si può ambientare ovunque. Quello che accade ha un legame fortissimo con i territori che andremo a raccontare”.

Infine Ciro D’Emilio, che sta già lavorando sia a un progetto internazionale (“top secret”) sia al suo terzo film (“sarà sempre sulle relazioni e sull’individuo”) conclude: “Ho voluto alzare l’asticella e portare nel genere un film intimo e renderlo universale senza farne un film furbo o buonista”.