"La scienza può aiutarci molto o sprofondarci in un abisso. L'arte invece non tradisce mai". Eccolo, recitato in conferenza stampa, il manifesto di Pedro Almodovar, di nuovo a Cannes, di nuovo in gara, sempre in attesa di una Palma che lui - riconosciuto maestro di cinema - non ha vinto mai. Ci riprova con La piel que habito (tratto dal romanzo Mygale di Thierry Jonquet, sarà nelle sale italiane il 23 settembre con la Warner) e un genere nuovo: il thriller con derive fantastiche: "Non so quanto sia fantascienza - precisa il regista spagnolo - visto che mentre giravamo ho letto di un laboratorio che lavora sulla creazione di una pelle artificiale. Sono esperimenti reali, e se parliamo di transgenesi la scienza ha già fatto molti passi in avanti".
Non quanti però ne compie nel film Robert, il chirurgo interpretato da Antonio Banderas, ossessionato dalla possibilità di ricostruire l'intera epidermide di un essere umano, al punto da immaginare - e poi realizzare - la totale metamorfosi di un corpo in un altro: "C'è Frankenstein, certo, ma anche Prometeo, il titano che rubò la luce agli dei per donarla agli uomini - spiega Almodovar -. In questo caso la luce è la transgenetica, che converte il personaggio di Antonio in un titano". In cui Almodovar giura di non ritrovarsi: "Non mi rappresenta per niente, è estremo, psicotico. Anche se un regista è simile a un dio per il suo poter realizzare le proprie fantasie con una squadra, artistica e tecnica, che dia una forma alla sua immaginazione". In questo caso non tutta farina del suo sacco: "Mi sono ispirato molto a Occhi senza volto di Georges Franju con Alida Valli e Pierre Brasseur. Era sempre nei miei pensieri mentre scrivevo il film e c'è stato dopo, quando ho iniziato a girarlo. Lo conosco a memoria".
L'incursione nel thriller ha soddisfatto Almodovar al punto tale che il regista lo definisce un" genere che unisce più possibilità di condividerne altri. Per me che sono incapace di rispettare le regole, questo è fondamentale". E nonostante neghi di sapere cosa farà in futuro, il cineasta iberico lascia intendere che anche il suo "prossimo film s'inserirà in questo filone". Magari nuovamente con Antonio Banderas protagonista, visto l'affetto mostrato dall'attore per il suo mentore: "Pedro Almodovar fa parte della mia vita, non rappresenta solo l'inizio della mia carriera, e dopo oltre vent'anni tornare a lavorare con lui è tornare alle mie origini, sentirmi a casa".