Un esordio fulminante, Pater Familias, nel 2002, sull'infernale hinterland napoletano, poi un secondo, più convenzionale, Il mattino ha l'oro in bocca, ispirato alla storia del conduttore radiofonico Marco Baldini. In mezzo documentari (Zero sulle donne di Bangalore, per citarne uno, un altro in fase di realizzazione), una serie per Foxcrime: Donne assassine, tutti laboratorio e misura del talento di Francesco Patierno, classe '64, laureato in Architettura. Ora il salto senza paracadute, un plot che sembra fantascienza e invece trae linfa da persone e fatti quotidiani: Cose dell'altro mondo, in fase di montaggio, prodotto dalla Rodeo Drive, distribuzione Medusa, con Diego Abatantuono e Valerio Mastandrea per la prima volta insieme. Che Patierno ha voluto fortemente, senza fare sconti a nessuno. ”Il terzo film – racconta – è la prova del fuoco. Dovevo realizzarlo senza compromessi o censure”. E così è stato, nonostante lo slittamento delle riprese e della location: da Treviso a Bassano, causa il contenuto ad alto tasso di extracomunitari… In esclusiva sul numero di marzo della Rivista del Cinematografo, Patierno racconta la genesi del film: qui, un breve estratto.
Come nasce Cose dell'altro mondo?
Da un personaggio conosciuto, di cui non faccio il nome, un assessore che mi aveva colpito per i suoi interventi in televisione. Parlava in modo agghiacciante ma allo stesso tempo faceva ridere.
Ossia?
Frasi fatte, involontariamente comiche, sull'integrazione, per fare un esempio.
Un personaggio politico noto?
Non di primo piano, importante nel Nord Italia. Decaduto, incredibilmente dopo il film.
E la storia?
C'era un'idea, che mi aveva proposto Marco Valsania, il mio produttore: che cosa accadrebbe se un giorno sparissero tutti gli extracomunitari? Ci ho pensato, era una premessa forte, ma intorno dovevo sviluppare una storia di un'ora e mezza. Poi appunto è arrivata l'illuminazione: lui.