"Mi auguro che gli spettatori rimangano svegli, e partecipino il nostro stesso spirito: curiosità, interesse e umiltà per una città straordinariamente complessa". Così il regista italoamericano John Turturro, che dopo i 15 minuti di applausi alla Mostra di Venezia dal 22 ottobre porta in sala con Cinecittà Luce (50 copie) Passione, il suo personale e collettivo tributo a Napoli e alla musica napoletana. Questa sera - annuncia il presidente della Regione Campania (tra i finanziatori del film, con RaiCinema, Cinecittà Luce e la Madeleine di Carlo Macchitella) Renato Caldoro - verrà presentato in anteprima al Trianon di San Lorenzo, un quartiere degradato, ma proprio contro il degrado è nata questa Passione: "La scintilla è partita da me più di 3 anni fa - dice Macchitella - in un momento oscuro in cui Napoli era su tutte le prime pagine per la monnezza: abbiamo voluto darle un'altra immagine attraverso gli occhi di uno straniero, sulla scia di Carosello napoletano", mentre Luciano Sovena, ad del Luce, sottolinea "come le Regioni possano essere un buon sostituto dell'aiuto statale" e Carlo Brancaleoni attesta come "per la Rai sia un dovere e un piacere, quello di essere trascinati dalla passione di Turturro".
Dal Canto delle lavandaie del Vomero del 1200 a Napul'è di Pino Daniele, passando per MIna, Raiz e Almamegretta, il duetto di Massimo Ranieri e Lina Sastri, gli exploit di Fiorello e Gennaro Cosmo Parlato, fino alle memorie in musica degli Avion Travel, il film - "Non so se è un doc o una fiction", ammette la montatrice Simona Paggi - per Raiz è stato "vedermi come città, osservato dagli occhi appassionati di Turturro: non è lo stato dell'arte della musica partenopea, ma lo sguardo innamorato di John, a volte anche doloroso, e con alcune inevitabili esclusioni, come quella di Roberto Murolo", mentre Fiorello precisa: "Non sono attore, non sono napoletano, ma per John non è stato un problema, Anche lui, come già Anthony Minghella, mi ha voluto per reinterpretare Renato Carosone, che credo mi guardi sempre dall'alto. Dopo Tu vuò fa' l'americano, ora mi è toccato Caravan Petrol, e ho accettato subito, ancor più in in momento in cui l'Italia non sta facendo una grande figura. D'altronde, io e Turturro dobbiamo essere fratelli illegittimi: a lui è stata data una famiglia americana, a me una italiana...". 
Comunque, Turturro dice di "aver fatto di tutto per tenermi lontano dall'immaginario turistico e di aver ammazzato i cliché, per connettermi alla vita che scorre ora e scorreva in passato. Per questo, ho cercato degli story-tellers, non solo degli interpreti: come gli altri, Fiorello è così, e vorrei ancora lavorare con lui, anzi, è sotto contratto con me... E vorrei portare al cinema Questi fantasmi di Eduardo, che ho già fatto a teatro" e ricorda i 5 anni passati con Francesco Rosi per La tregua: "Ha avuto un grande effetto su di me, mi ha dato voglia di andarne più a fondo e saperne di più dell'Italia. Del resto, questo non è un film su una persona, ma su un posto che ha creato così tanta musica: per me, Passione è stata un'esperienza senza uguali". Con cui si è dovuto anche confrontare sull'infido terreno degli stereotipi: "Molte persone negli Usa semplicemente non sono curiose, e non solo per l'Italia, indi si attaccano agli stereotipi. Viceversa, Napoli è una città misteriosa sia per chi è napoletano che per uno straniero: ha tanti problemi, comuni a tante altre città nel mondo, ma ha qualcosa di vibrante, vitale come nessun'altra". E sull'immagine di Napoli degradata e problematica ritornano pure due partenopei doc: Raiz e Peppe Servillo. Per il primo, "Napoli è un brufolo che ti esce sulla faccia dopo aver mangiato male: lo puoi schiacciare ma ritorna, perché è il corpo, l'Italia, che è ammalato, intossicato", mentre per il leader degli Avion Travel, "non si può continuare a parlare del problema Napoli perché questo è il problema Italia: è un luogo comune che dobbiamo scansare".
A Fiorello, viceversa, il compito di ironizzare: "Ho sentito anche gente di Arcore cantare pezzi napoletani", lasciare una porta aperta sul suo futuro cinematografico: "Non si sa mai, comunque è mio fratello a  pensare al cinema e io a tutto il resto, mentre mia madre fa la lap dance e mia sorella i libri", pronunciarsi sulla fiction: "E' più vitale del cinema, ne girano di continuo, comunque anche il cinema non va male, e Benvenuti al Sud lo dimostra", sulla tv: "Oggi, in tempo di crisi, non è un buon momento per il varietà: Stasera pago io sarebbe impensabile e, d'altronde, ci sono programmi meno costosi che funzionano. Comunque, faccio spettacoli dal vivo, e non chiedo di più" e, infine, sul prossimo festival di Sanremo: “Con Belen e la Canalis, mi sembra davvero un castone. Morandi forse è troppo cantante per presentare, se manca qualcuno potrebbe dire: “Allora questa la canto io””.