Chereau strettamente personale in concorso: "Daniel - dice il regista - è un personaggio normale nella sua follia, nella sua infelicità, nella preferenza accordata all'infelicità. E' un personaggio di cui conosco il dolore, perché è lo stesso che ho provato io tante volte". Daniel (interpretato dall'attore transalpino Romain Duris, che per il futuro si augura "di averne di più di ruoli così") è il protagonista di Persécution (timido applauso stamattina alla proiezione per la stampa), il film che segna il ritorno di Patrice Chereau al Lido quattro anni dopo il Leone d'oro speciale vinto con Gabrielle. Fa il muratore Daniel, ma è egli stesso "un cantiere aperto e un uomo alla ricerca del senso della vita". Anche per questo fa visita agli anziani ospiti di una casa di riposo ed è sempre così agguerrito e accalorato con tutti. Anche troppo. Il suo carattere turbolento e le continue aggressioni verbali mettono a disagio gli amici e logorano la sua storia d'amore con Sofia, portata in scena da un'intensa Charlotte Gainsbourg, protagonista in conferenza stampa di un curioso siparietto telefonico (l'attrice, che non è potuta venire al Lido perché impegnata nelle riprese australiane di The Tree, ci ha tenuto a salutare la Mostra). La vita di Daniel e l'andamento del film subiscono una brusca sterzata quando nella vita dell'uomo irrompe uno sconosciuto (Jean Hugues Anglade) che lo segue dappertutto e dice di amarlo veramente: "Un matto che non è poi così diverso da Daniel - dice Chereau -. Entrambi amano in modo solipsistico, senza troppo preoccuparsi di quello che provano gli altri". Riconosce Chereau che il suo è un film denso di dialoghi, che "erano anche più lunghi nella sceneggiatura per darmi poi la possibilità di tagliare a piacimento in fase di montaggio. E poi le parole nel film sono importanti perché servono ai personaggi per celarsi. Qualcuno ha detto una volta che Dio ha dato la parola all'uomo per nascondere il suo pensiero. In Persécution le persone parlano per omettere la verità.".