(Cinematografo.it/Adnkronos) - Un film "dovuto a un caso. Stavo girando un altro film in Iraq e ho incontrato un uomo d'affari che tornava da Raqqa ed aveva incontrato Leila. Una donna incredibile, mi ha detto, nessuno la conosce, nessuno sa che Raqqa è governata da una giovane di trent'anni".

E' cominciata così, nel racconto del regista Xavier de Lauzanne, l'avventura di 9 jours à Raqqa, la pellicola presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma e che verrà proiettata stasera al Maxxi alle 21.30.

Il film racconta la vita di Leila Mustafa, una donna curda siriana che combatte per Raqqa, l’ex capitale dello Stato Islamico, devastata dalla guerra. Ingegnere di formazione, sindaco a soli trent’anni, si destreggia in un mondo di uomini e la sua missione è di ricostruire la sua città, consentire la riconciliazione e creare una democrazia. Non esattamente una missione ordinaria. Una scrittrice, Marine de Tilly attraversa il confine tra Iraq e Siria per incontrarla. In una città ancora pericolosa, ha nove giorni per scoprire e approfondire la storia di Leila.

"Siamo partiti in quattro, la scrittrice Marine de Tilly, un fotografo, un direttore della fotografia e io -racconta il regista- Non si può circolare liberamente lì, bisogna preparare il viaggio con la gente giusta. Grazie ai contatti che avevamo, noi siamo riusciti ad arrivare". Un'avventura rischiosa, e con una grande incognita. "La cosa più delicata è il passaggio della frontiera tra Siria e Iraq -ricorda de Lauzanne- Noi siamo sempre stati sotto scorta. Per motivi di sicurezza abbiamo deciso di restare solo 9 giorni, ma non sapevamo come si sarebbero svolti. Credevamo di restare chiusi nell'ufficio di Leila, invece abbiamo potuto fare molti di più. E siamo rimasti sconvolti da ciò che abbiamo trovato e dal personaggio di Leila".

Il regista rivela di essere rimasto estremamente colpito dalla donna che si è trovato davanti. "Non sapevamo chi ci saremmo trovati davanti -dice il regista- Su internet non si trova nulla, e poteva anche non essere una persona così interessante. Avevamo anche paura di essere un po' manipolati. Invece mi ha colpito la potenza della coerenza di una donna che ha delle responsabilità. Lei è una donna competente, è un ingegnere, è dolce ma molto determinata. Mi ha colpito vedere fino a che punto è a servizio degli altri. La sua coerenza è ciò che più mi ha colpito e commosso".

La speranza del regista è che "il film possa contribuire a smantellare i cliché sulle donne in questa parte del mondo. Si ha una visione che è quella che ci danno i media, ma non conosciamo la situazione del nord est della Siria. Nella città di Raqqa, che è stata la capitale dello stato islamico, le donne hanno vissuto una situazione terribile, sono state sotto schiavitù, e oggi la città è diretta da una donna. Un cambiamento radicale". Questo perché "nel progetto dei curdi c'è un'idea molto importante, che è la parità. Loro mettono sistematicamente in ogni amministrazione un uomo e una donna. C'è un esercito di uomini e un esercito di donne. Le donne hanno un ruolo nella costruzione amministrativa nella costruzione del paese. E' una cosa unica, che non si trova da nessuna parte".

"Spero che questo film possa servire a che i media si interessino di questa regione del mondo -è l'appello del cineasta francese- Non possiamo abbandonare questa regione o chiudere gli occhi su ciò che sta accadendo. Non solo a livello politico. Bisogna educare i giovani dando alternative, ed è per questo che bisogna far ca…