“Julien è come un cane che sente l’odore e parte. E’ preso dall’impulso e dall’istinto”, così il regista francese Christian Carion parla del suo film My Son, presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma. Un thriller familiare che delinea il ritratto di un padre di nome Julien (Guillame Canet) che si mette sulle tracce del figlio di sette anni Mathys misteriosamente scomparso durante un campo scuola estivo in montagna. “Il film è una caccia”, continua Carion, che ha girato in soli sette giorni di riprese sulle alpi francesi nel Vercos vicino Lione e con un piccolo cast, tra cui spicca l’ex moglie di Julien interpretata da Mélanie Laurent.

Il regista Christian Carion

Protagonista assoluto della folle caccia è Guillame Canet, che ha girato anche altri tre film sempre diretto da Carion. L’attore francese questa volta ha recitato senza conoscere la sceneggiatura del film e senza leggere il copione proprio perché si narrava la storia di un uomo che non sapeva: “Volevo affidare tutto al momento e all’improvvisazione- spiega il regista- Ho scelto lui perché lo conosco bene e potevo nella maggior parte dei casi prevedere le sue reazioni. Sapevo che c’era violenza in lui, come in ognuno di noi d’altronde, e mi affascinava vedere un uomo che a confronto con le situazioni della storia si lascia andare ad azioni non buone e fuori dalla legge”.

Ma proprio per questo, non c’è il rischio che il film possa essere un’apologia del farsi giustizia da soli? “Potrebbe essere un pericolo”, risponde Carion, che poi aggiunge: “Alla fine però la polizia lo prende per portarlo in prigione e questo è molto importante perché non c’è alcun modo di scappare alla giustizia. Tu comunque devi pagare. In questo caso lui si sente colpevole per aver trascurato suo figlio e reagisce in modo anomalo, decidendo di fare qualcosa di molto sbagliato per fare qualcosa per il figlio. E’ come un animale che reagisce istintivamente e irrazionalmente. Decide di non affidarsi alla polizia, ma di fare da solo. E’ una sorta di pazzia”.

Ed è proprio perché My Son è basato sull’improvvisazione che non si scopre il motivo del rapimento: “La spiegazione era nella scena della tortura- dice il regista- Ma abbiamo deciso di non fare alcuna prova e Guillame non sapeva che l’attore di fronte a lui era lì per dargli quell’informazione. Alla fine Guillame è stato preso dal furore del momento e l’altro attore non ha avuto modo di dargli quell’informazione. Essendo basato tutto sull’improvvisazione, abbiamo girato una sola volta e lui lì non lo ha chiesto. Se l’avessimo girato una seconda volta non sarebbe stata la stessa cosa. Non sappiamo perché fosse stato rapito potrebbe essere per pedofilia o per un trapianto di organi, non lo sappiamo e preferisco che lo spettatore si chieda il perché”.

A Guillame Canet infatti sono state date solo due pagine al posto del copione, un’idea di base che spiegava la vita del personaggio fino alla scomparsa del figlio: sapeva che il suo nome era Julien, che lavorava come geologo per la Véolia, che aveva incontrato sua moglie (Mélanie Laurent) a Grenoble quando era ancora uno studente e che aveva cominciato a viaggiare subito dopo la nascita del figlio con tutti i sensi di colpa che una decisione del genere comporta. Sapeva solo che il film iniziava nel momento in cui riceveva un messaggio in segreteria che lo avvisava che il figlio era stato rapito. Il risultato di tutto questo è una sorpresa di nome My Son.