"Isolamento e solitudine: è questo il nodo del film. Non mi interessava la contrapposizione tra positività e negatività, tra ottimismo e pessimismo. Queste donne avanti con gli anni non ricevono da tempo l'amore di cui hanno bisogno. E questo desiderio di felicità, nel film, viene canalizzato attraverso la sessualità". Dopo aver scandalizzato Venezia con Canicola, nel 2001, l'austriaco Ulrich Seidl porta in Concorso a Cannes Paradise: Love, primo capitolo di una trilogia incentrato su una donna in là con gli anni e sfiorita nell'aspetto (Margarete Tiesel) che si concede una vacanza in un resort del Kenya. Qui, al pari delle altre "Sugar Mamas" (come vengono chiamate le turiste bianche), si illude di poter "comprare" affetto e attenzioni dai prestanti ragazzi locali. "E' un film sulle donne europee: abbiamo scritto una sceneggiatura sul turismo di massa, non volevamo fornire un ritratto sociale dei 'beach boys'. Su di loro è incentrato il mio prossimo film".