“Volevo parlare di una rinascita personale e di una redenzione. Ho sempre ammirato i testimoni di giustizia, uomini che mettono a rischio la propria vita per seguire i propri valori e avevo voglia di sondare certi aspetti dell’animo umano”. A parlare è il regista Davide Del Degan che per Paradise, il suo secondo film, dopo L’ultima spiaggia, ha scelto di raccontare la storia di un uomo di origine siciliana, di nome Calogero (Vincenzo Nemolato), che, dopo aver assistito a un omicidio mafioso, decide di rompere il muro di omertà e di testimoniare.

L’uomo sarà costretto a trasferirsi a Sauris, un piccolo paesino situato tra le Alpi del Friuli, lontano dalla sua Sicilia. Il posto è molto diverso rispetto a quello in cui è cresciuto: un paradiso terrestre, ricoperto dalla candida neve invernale, a cui fanno da sottofondo musicale le danze tirolesi tradizionali, e nel quale Calogero farà fatica ad ambientarsi.

“Molte storie dei testimoni di giustizia sono assurde, e tanti vanno incontro a molte difficoltà. Io volevo lanciare in qualche modo una critica a un sistema che dovrebbe garantire ai testimoni di giustizia il mantenimento di una vita serena anche se spostati da un’altra parte e lontani dal luogo in cui vivono”, prosegue il regista che ha deciso di raccontare questa storia in chiave grottesca perché “il tema è ovviamente drammatico, ma mi piace trovare degli sguardi diversi per narrare le cose”.

“Il mio personaggio è uno di quelli che vive in una zona grigia nella quale il confine tra il bene e il male è labile e si confonde”, dice l’attore Vincenzo Nemolato, qui nei panni di Calogero: “un venditore di granite siciliano che dopo aver testimoniato viene spedito in un paesino completamente diverso da quello dove è nato e cresciuto”.

Accanto a lui, lì tra le vette innevate, sarà trasferito anche l’uomo contro cui aveva testimoniato (qui interpretato da Giovanni Calcagno), diventato un collaboratore di giustizia, a causa di un errore amministrativo.

“Interpreto un testimone di giustizia che ha assistito a un omicidio di mafia, l’altro invece è un pentito - spiega Nemolato-. Due figure che spesso sono considerate alla stessa stregua. Calogero vive questa nuova vita in questo non-luogo in modo piuttosto spaesato. E’ pentito di aver testimoniato e di aver fatto una scelta che gli ha rovinato la vita. Al contrario l’altro in questa nuova condizione si sente finalmente libero dai meccanismi della mafia che lo imbrigliavano”.

Ma cosa bisognerebbe fare per migliorare le condizioni dei testimoni di giustizia? “Bisognerebbe porre molta attenzione alla loro sicurezza e bisognerebbe riuscire a prendersi cura anche di tutte le dinamiche familiari che si portano dietro come la scuola dei propri figli e così via”, risponde il regista che attualmente si sta dedicando completamente all’uscita del suo film, prevista domani (30 settembre) nelle sale del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e l’8 ottobre in tutte le altre sale italiane distribuito da Fandango.

“E’ importante per tutti riavviare questa nuova stagione cinematografica. Abbiamo da poco fatto un’anteprima del film a Trieste e vedere la sala cinematografica piena è stata una grande testimonianza della voglia di tornare al cinema. Sono fiducioso nella ripresa e penso che sia necessario sostenere un’industria che ha bisogno del proprio pubblico”, conclude.